I DISTURBI DEL COMPORTAMENTO ALIMENTARE E LO SPORT AGONISTICO - DONNEXSTRADA
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I DISTURBI DEL COMPORTAMENTO ALIMENTARE E LO SPORT AGONISTICO

I Disturbi del Comportamento Alimentare, DCA, vengono descritti e raggruppati dal DSM-V e ad oggi in Italia rappresentano un problema di pubblico interesse che coinvolge una fascia di popolazione sempre più giovane e prevalentemente femminile. Tuttavia, è ormai noto che vi sia un crescente interessamento del genere maschile, interesse che deve però essere ancora indagato a fondo in quanto probabilmente sottostimato. I fattori di rischio per l’insorgenza delle suddette patologie sono vari e non ancora tutti chiari, è per ora assente un rapporto causa – effetto diretto tra DNA e DCA, mentre fattori quali: ambiente sociale e familiare, tendenza al perfezionismo, scarsa autostima, l’insoddisfazione nei confronti dell’immagine corporea e stati emotivi negativi è certo siano direttamente coinvolti. (1)

Lo sport e in generale l’attività fisica possono essere una valida risorsa quando ci si trova a di fronte a dinamiche riguardanti la sfera emotiva e fisica come ad esempio la bassa autostima. Ciò nonostante, quando praticati a livello competitivo, gli sport possono risultare un trigger per vari disturbi del comportamento alimentare, soprattutto nell’ambito degli “sport sensibili al peso”, ovvero tutte quelle discipline in cui tenere un peso basso risulta in un vantaggio prestazionale (arrampicata, ginnastica, ciclismo, atletica) oppure un vantaggio estetico (danza, ginnastica ritmica, bodybuilding) ma anche quelle discipline che richiedono aderenza ad una categoria di peso (arti marziali, powerlifting).

RAPPORTO DCA – AGONISMO

In tutti gli sport praticati a livelli agonistici è richiesto impegno e dedizione, una necessaria tendenza all’ossessività e un buon grado di sacrificio fisico e mentale; la comunione tra i suddetti fattori e il bisogno di tenere sotto controllo la fisicità, in termini prestazionali e non, porta inevitabilmente alla genesi di meccanismi stressogeni che possono sia sfociare in un disturbo alimentare o esacerbarne uno già presente o latente. Il macrocosmo che orbita attorno allo sport, come ad esempio i compagni di allenamento o di squadra ma anche le varie figure di riferimento come i coach o allenatori, può risultare determinante nel benessere psicofisico dell’atleta. Tuttavia, in alcuni ambienti vi sono delle carenze sia per ciò che concerne il supporto emotivo che per i concetti legati all’alimentazione e alla gestione del peso corporeo; può infatti essere fortemente sconcertante, per un individuo in una fase delicata della propria vita (se si tratta di una fase di maturazione o di raggiungimento di un obiettivo sportivo da adulto), ricevere dei commenti o suggerimenti riguardanti il proprio corpo. Molti coach si improvvisano esperti di nutrizione e fisiologia umana, proponendo soluzioni per la riduzione del peso corporeo che hanno spesse volte ripercussioni forti che impattano negativamente l’individuo e/o la squadra. (2)

In ultima analisi circa il rapporto che intercorre tra DCA e agonismo è importante sottolineare che in vari studi sono state confrontate delle popolazioni di maschi atleti e non atleti facendo emergere che coloro che rientrano nell’élite (professionisti) sono maggiormente soggetti a DCA rispetto ai non professionisti (3).

DISMORFIA CORPOREA E BIGORESSIA

Gli standard attuali circa l’estetica maschile nel mondo occidentale sono orientati verso un ideale di muscolarità che tende all’ipertrofia con enfasi sulla parte superiore del corpo a caratterizzare la tipica body shape a V (o triangolo invertito) raggiungibile esclusivamente con dieta e allenamento (con buona componente di genetica e fortuna). Gli standard femminili sono orientati invece verso un corpo minuto ma tonico con una buona presenza muscolare anche se non troppo evidente. È chiaro che a seconda dello sport praticato la fisicità del singolo atleta sarà diversa e funzionale al tipo di attività svolta rendendo quindi non sempre possibile il raggiungimento dello standard estetico. Proprio a causa (o per colpa) di tali premesse è in crescita il fenomeno della dismorfia corporea definita dal DSM-V come un disturbo psichiatrico caratterizzato da un’eccessiva preoccupazione per alcuni difetti fisici, minimi o del tutto inesistenti, che vengono percepiti come molto gravi. Questo fenomeno è comune tra gli atleti e in particolare tra i bodybuilders (femmine e maschi) e risulta essere esacerbato dal confronto ed il paragone con gli altri. In questa tipologia di soggetti la preoccupazione clinica è fondamentalmente volta a due aspetti: il primo riguarda l’insufficienza di muscolarità (bigoressia o anoressia inversa) e il secondo riguarda invece l’ eccessivo innalzamento della massa grassa che può spesso portare a fenomeni di restrizione alimentare e metodiche di compenso.(4)

In questo contesto risulta doveroso citare l’impatto negativo dei social media che trova la sua apoteosi nel fenomeno malsano di confronto circa gli stili alimentari, stili di vita, fisicità e risultati che siano estetici o no. Il target di popolazione che più risente di questa dinamica è quello degli adolescenti che risultano essere altamente sensibili in parte anche per il bisogno intrinseco di questa fascia d’età di dover fare parte di un gruppo e di doversi adeguare nella ricerca di appartenenza e accettazione. In una review del 2021 di Alicia Chung et al hanno riscontrato che i social possono avere forte presa su tematiche inerenti alla fisicità e all’alimentazione in una fascia di età che parte dall’adolescenza e arriva fino ai 32 anni. (5)

CONCLUSIONI E CONSIDERAZIONI FINALI

Lo sport può essere una risorsa preziosa in termini di benessere fisico e mentale. In contesti di agonismo e/o in soggetti fragili può essere sia un fattore di rischio che lo sfogo effettivo di un disturbo del comportamento alimentare. Affinché l’agonismo possa essere portato avanti e affrontato con serenità, ritengo sia fondamentale la scelta del team, delle figure di riferimento e di supporto per l’atleta. L’interdisciplinarietà risulta quindi essenziale anche in questo contesto e le figure che ritengo importanti sono: psicoterapeuta/ psicologo, nutrizionista, endocrinologo, coach e team, famiglia e affetti. L’atleta deve essere messo in condizioni di allenarsi in modo eccezionale per poi avere prestazioni eccezionali in gara e non può essere data per scontata la gestione del suo corpo e della sua mente.

A cura della Dott.ssa Valeria Padrone Biologa Nutrizionista Clinica e Sportiva

LIMITI DELL’ARTICOLO

Attualmente, la ricerca scientifica in termini di sport (agonismo e professionismo e bodybuilding) si concentra su popolazioni maschili mentre il contrario avviene su tematiche di DCA (popolazioni femminili).

 

BIBLIOGRAFIA

  1. https://www.salute.gov.it/portale/saluteMentale/dettaglioContenutiSaluteMentale.jsp? lingua=italiano&id=4470&area=salute%20mentale&menu=DNA
  2. karrer Y, Halioua R, Mötteli S, et al Disordered eating and eating disorders in male elite athlscoping review BMJ Open Sport & Exercise Medicine 2020;6: e000801. doi: 10.1136/bmjsem-2020-000801
  1. Gorrell S, Murray SB. Eating Disorders in Males. Child Adolesc Psychiatr Clin N Am. 2019 Oct;28(4):641-651. doi: 10.1016/j.chc.2019.05.012. Epub 2019 Jul 11. PMID: 31443881; PMCID: PMC6785984.
  2. Steele, Ian H.; Pope, Harrison G.; Kanayama, Gen (2019). Competitive Bodybuilding. Harvard Review of Psychiatry, (), 1–. doi:10.1097/HRP.0000000000000211
  3. Chung A, Vieira D, Donley T, Tan N, Jean-Louis G, Kiely Gouley K, Seixas A. Adolescent Peer Influence on Eating Behaviors via social media: Scoping Review. J Med Internet Res. 2021 Jun 3;23(6): e19697. doi: 10.2196/19697. PMID: 34081018; PMCID: PMC8212626
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