IL LUTTO E L’ESPERIENZA DELLA PERDITA: ACCOGLIERE LE EMOZIONI PER TORNARE ALLA LUCE - DONNEXSTRADA
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IL LUTTO E L’ESPERIENZA DELLA PERDITA: ACCOGLIERE LE EMOZIONI PER TORNARE ALLA LUCE

Quali parole possono spiegare l’esperienza del distacco umano?

La perdita di una persona amata è uno degli eventi più difficili che possono colpirci nel corso

della nostra esistenza. La perdita è irreversibile e ci costringe a confrontarci con qualcosa

che non può essere cambiato o eluso.

L’esperienza del lutto può riguardare tutte quelle forme di perdita, come un licenziamento,

un divorzio, una diagnosi di grave patologia o la perdita di un animale domestico. Per

semplicità, in questo articolo si farà riferimento principalmente alla condizione che riguarda

la morte di una persona significativa.

I sentimenti della perdita

Quando perdiamo una persona cara, ci possono assalire molteplici domande e possiamo

provare vissuti spesso incomprensibili anche a noi stessi.

Possiamo sperimentare incredulità, disorientamento, agitazione, nostalgia, rabbia, tristezza,

colpa, senso di vuoto, ecc. I sentimenti legati alla perdita possono comparire in fasi diverse,

coesistere o persino non presentarsi affatto, rispecchiando tutta la variabilità dell’esperienza

umana.

La dottoressa Kubler-Ross (1981) ha distinto il processo di elaborazione del lutto in fasi, la

cui successione è puramente indicativa, poiché ci sono persone che non attraversano

alcune fasi, ci può essere un ritorno a una fase precedente o si possono combinare fasi

diverse:

1. Negazione: l’evento viene negato a sé stessi come se non fosse accaduto e può

esserci una sensazione di irrealtà, che si attenua nel tempo fino a comparire solo in

alcuni momenti.

2. Rabbia: sebbene sia un’emozione comune, non sempre è riconosciuta e spesso le

persone provano vergogna per la propria rabbia perché può essere rivolta verso il

defunto, una divinità superiore o sé stessi.

3. Patteggiamento: preso atto dell’irreversibilità della perdita, si può iniziare a fare i

conti con la nuova realtà, con nuovi ruoli da assumere e con vissuti spesso avvertiti

come estranei che si vorrebbero respingere, come rimorso, amarezza, condanna,

sconforto, smarrimento, struggimento, malinconia, rimpianto e nostalgia.

4. Accettazione: quando si accoglie e si fa proprio l’evento, l’effetto può essere quello

di “lasciare andare”. Anche se lasciando andare rimane un vuoto, esso rimarrà tale

solo fino a quando non sarà nuovamente colmato.

5. Depressione: il termine non identifica una diagnosi clinica ma una condizione molto

comune quando ci si confronta con una perdita, sebbene non presente in tutti in egual

modo. È importante riconoscere che, infatti, l’intensità della tristezza non è unamisura di quanto si è voluto bene alla persona scomparsa, ma dipende dal modo con

cui ciascuno di noi reagisce.

6. Il nuovo equilibrio: come un “fiume che non può essere mai uguale a sé stesso”,

l’equilibrio è in continuo cambiamento e non coincide con un ritorno alla realtà

precedente all’accaduto. Il nuovo equilibrio conquistato non è necessariamente di

qualità inferiore al precedente, proprio grazie alle risorse acquisite nell’affrontare

un’esperienza difficile.

L’elaborazione del lutto non è un processo lineare e potranno esserci momenti in cui la

persona si sentirà meglio e occasioni in cui tornerà in contatto con stati emotivi dolorosi, non

essendoci un termine definitivo.

Nonostante ciò, col tempo ci si adatta alla nuova realtà, anche se la tristezza legata al

ricordo di chi non c’è più non sparisce mai del tutto. Si considera avvenuta l’elaborazione

tenendo conto del benessere riacquistato, della capacità di gestire nuovi ruoli e di

fronteggiare con successo le altre sfide della vita. La persona sarà in grado di ripensare e

riorganizzare la propria esistenza, tenendo conto dell’assenza della persona amata e

costruendo con essa una nuova relazione interiore.

Come si affronta un lutto?

L’esperienza del lutto è unica e individuale e quindi anche la sua elaborazione è un percorso

che varia a seconda della persona che lo vive: non esiste un modo “più giusto e normale” di

reagire ad un lutto, nonché “reazioni obbligatorie”. Ognuno reagisce a modo proprio, con

tempi propri.

Piuttosto, possono esserci dei fattori che possono rendere un lutto più difficile da affrontare.

Oltre ad elementi reali come l’età, le circostanze dell’accaduto e l’isolamento sociale,

assumono un rilievo fondamentale convinzioni, aspettative, atteggiamenti o convenzioni

sociali della persona che vive il lutto e di chi lo circonda, perché vanno ad inibire le “reazioni

spontanee”.

Il processo di elaborazione può essere infatti ostacolato da atteggiamenti che scoraggiano

l’espressione e la manifestazione delle emozioni e dei pensieri, come ad esempio quando

gli altri non sono disponibili a parlare della perdita e “censurano” la manifestazione della

sofferenza (ad es.,

“non si deve piangere”) oppure aspettative sociali sulle “giuste reazioni”,

come quando si invita a “reagire” e a riprendere la vita quotidiana.

Queste aspettative possono facilitare nella persona sofferente il tentativo di sopprimere le

proprie emozioni, pensare “devo essere forte”, “non devo pensarci”. Ad esempio, una

persona può sentirsi in colpa se dopo un anno dalla perdita del partner sente di nuovo il

desiderio di avere un nuovo compagno.

Ciò che fa la differenza è invece proprio la presenza di un altro cuore e di un’altra mente in

grado di comprendere e condividere in maniera empatica con noi le emozioni più difficili.

All’interno di una relazione, la sofferenza per il lutto, inizialmente muta, a poco a poco trova

le parole per esprimersi, mettendo in movimento l’individuo e tornando ad essere un dolore

vivo, condizione necessaria per cambiare.Oltre alle aspettative degli altri, anche alcune convinzioni personali possono rendere più

difficoltoso il processo, come per esempio l’idea di non essere interessanti e accettabili agli

occhi degli altri quando ci si sente depressi o di doversi “riprendere in fretta”.

Il lutto richiede tempo ed è naturale soffrire e sentire la mancanza di una persona cara, così

come è auspicabile accogliere le emozioni che ne derivano e dare espressione al lutto

qualora se ne senta il bisogno.

Accettare i propri vissuti significa rendersi disponibili a sperimentare emozioni e sensazioni

spiacevoli, fare loro spazio, senza giudicarle, combatterle o scappare da loro. Ciò non

implica rassegnarsi, volerle o farsele piacere perché, quando permettiamo alle emozioni di

scorrere liberamente, potremmo scoprire che ci danno molto meno fastidio e che fluiscono

più velocemente. Inoltre, abbandonando questi tentativi, potremmo riuscire a orientare le

nostre risorse nella direzione di ciò che per noi è importante per migliorare la nostra vita.

Un aiuto professionale

La maggior parte degli individui elabora autonomamente la perdita senza andare incontro a

complicazioni, poiché in quanto esseri umani, siamo naturalmente predisposti ad accettare

l’idea della morte. Il lutto, infatti, non è una patologia e non lo è neanche il dolore per la

scomparsa di una persona cara.

Sebbene non esistano reazioni normali e obbligatorie ai fini dell’elaborazione, è vero che

comunque un lutto crea una frattura nella vita di chi lo subisce e richiede un processo

impegnativo di cambiamento. La persona dovrà riorientarsi in un mondo cambiato e investire

in una nuova progettualità di vita.

In alcune situazioni, il ricorso ad un intervento professionale può rivelarsi indicato. Ad

esempio, quando i segnali che arrivano dalla persona suggeriscono una possibile

cronicizzazione dei sentimenti di depressione, con un accasciamento prolungato che

interferisce con la capacità di lavorare, studiare o avere una vita sociale o se la rabbia

provata perdura a lungo e compromette la qualità di vita della persona, può essere utile

richiedere un sostegno professionale.

Insieme ad uno psicologo, la persona può avere l’opportunità di trovare uno spazio sicuro e

privo di giudizio, in cui fare l’esperienza di “stare” con i sentimenti difficili, che, attraversati

insieme, possono fare meno paura.

Conclusioni

Accettare il lutto non vuol dire negare la perdita, bensì comprendere la portata

dell’esperienza, validando e legittimando le nostre emozioni.

Il percorso di elaborazione del lutto è una strada difficile da percorrere, ma quando diamo

spazio e dignità al nostro dolore, smettiamo di giudicare i nostri vissuti e li accogliamo senza

cercare di modificarli, essa può aprire la porta alla costruzione di nuovi obiettivi di vita, anche

quando questo era considerato un traguardo irrealizzabile.Soltanto coloro che evitano l’amore

possono evitare il dolore del lutto.

L’importante è crescere,

attraverso il lutto e restare

vulnerabili all’amore

(J. Bratner)

Dott.ssa Eugenia Gentili, Psicologa Clinica

 

BIBLIOGRAFIA:

Colusso, L. (2012). Il colloquio con le persone in lutto. Accoglienza ed elaborazione.

Edizioni Erickson.

Harris, R. (2019). ACT made simple: An easy-to-read primer on Acceptance and

Commitment Therapy. New Harbinger Publications.

Harris, R. (2016). La trappola della felicità. Come smettere di tormentarsi e iniziare a

vivere. Edizioni Centro Studi Erickson.

Kübler-Ross, E. (1981). Domande e risposte sulla morte e il morire, Como, Red.

Lambruschi, F., & Battilani, L. (2007). La funzione del lutto nel mantenimento della

coerenza sistemica del sé. L’umore e i suoi disturbi, atti dell’VIII Convegno di

Psicopatologia post razionalista, Accademia dei Cognitivi della Marca.

Perdighe, C., Mancini, F. (2010). Il lutto. Dai miti agli interventi di facilitazione

dell’accettazione. Psicobiettivo, 2010, 30, 127-147.

Presti G., Miselli G. Acceptance and Commitment Therapy. (2018) In Melli, G., &

Sica, C. Fondamenti di psicologia e psicoterapia cognitivo comportamentale. Modelli

clinici e tecniche d’intervento. Erickson.

https://www.airc.it/news/vivere-il-lutto-ciascuno-a-modo-proprio-0621

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