La cultura della dieta
Cos’è la cultura della dieta
“Domani devo assolutamente allenarmi visto che a cena ho mangiato anche il dolce”
“Stanno ordinando tutti\e un’insalata…avrei voluto la pasta. No, meglio che ordini un’insalata anche io…”
“Ho mangiato malissimo tutta la settimana, da lunedì devo assolutamente essere bravo\a”
“Oggi sono andata a correre mi merito proprio una bella pizza”
A chi non è capitato almeno una volta di pronunciare o quanto meno pensare una o più frasi del genere?!
Attribuire al cibo un valore morale, autoimporci delle regole spesso rigidissime e compensatorie quando si tratta di alimentazione e movimento, paragonarsi ai corpi degli altri, alle scelte degli altri, alle storie degli altri. è molto più comuni di quello che si possa pensare.
La cultura della dieta troppo spesso, è pervasiva, scoraggiante, restrittiva ed è una generatrice di insicurezza e di un cattivo rapporto con il cibo e con noi stessi.
Perché la cultura della dieta è pericolosa
Non ci facciamo caso perché per tantissimo tempo il messaggio maggiormente veicolato da media, film, serie tv, pubblicità e programmi televisivi è stato quello, seppure in maniera più o meno velata, di farci sentire “non abbastanza”, di non andare bene, di DOVER far qualcosa per cambiare delle parti del nostro corpo.
“Hai la cellulite cospargiti di questa crema”.
“Primi segni del tempo? Agisci immediatamente, compra questo siero”.
“Non ti piacciono le tue cosce? Acquista questo drenante”.
Parlare di “cibi puliti” e “sgarri “ oppure di “meritarsi il cibo”, attribuire un “valore morale” alle scelte che compiamo in tema alimentare,: “oggi sono stato\a bravo\a…”, è quanto di più disfunzionale possa esistere.
Così come è disfunzionale pensare all’allenamento attraverso rigidissime regole autoimposte “quante calorie si bruciano facendo questo esercizio? Allora forse è meglio fare quest’altro…”, “cose è meglio fare se voglio dimagrire sui fianchi?” “oggi non ho bruciato abbastanza, devo spingere di più”.
Questa spirale di pensieri negativi che spesso partono proprio da noi stessi o da persone a noi vicine viene interiorizzata inconsciamente già da piccolissimi e rischia di intrappolarci in un circolo vizioso senza via di uscita.
Allontanandoci rovinosamente da un rapporto sereno e spontaneo con il cibo, con il movimento e con il concetto di benessere a 360 gradi.
Come combattere la cultura della dieta
1. Cerca di non commentare il corpo degli altri.
Frasi del tipo “Sei dimagrito\a, bravo ora si che stai bene, finalmente!” oppure “Ah ma io alla tua età pesavo almeno 10kg in meno”. O ancora “ti vedo sciupato\a, ma mangi?!”. Sono frasi triggeranti per tutti ma possono essere estremamente dannose se rivolte a persone che:
– Hanno sofferto o soffrono di un Disturbo del comportamento alimentare (DCA)
– Hanno un corpo non conforme agli standard sociali attuali
– Non hanno un buon rapporto con la propria immagine corporea
Che sia tu stessa\o a farli o sia qualcun altro\a, questo genere di commenti sono altamente disfunzionali e pericolosi e possono essere l’anticamera per lo sviluppo di disturbi del comportamento alimentare per chi li riceve ma anche per chi li fa.
Se commenti di questo tipo sono fatti da altre persone (genitori, parenti, amici, fidanzate\i o colleghe\i).
Prova a cambiare discorso o a dire chiaramente che commenti di questo tipo alimentano la cultura della dieta e sono solo controproducenti.
Se le condizioni lo permettono e ritieni di poterne parlare apertamente senza sentire troppo disagio, prova a chiedere di evitare discorsi triggeranti motivando, se ne hai voglia, il motivo per cui quei discorsi sono fonte di disagio.
Se sei dall’altro lato e ti è capitato di esprimere giudizi sul corpo di qualcuno prova a chiederti:
Parlo negativamente del MIO corpo?
Commento spesso il peso o l’aspetto fisico di altre persone?
Mi sento in colpa dopo aver mangiato certi cibi?
Etichetto, anche solo mentalmente, i cibi come buoni o cattivi?
Se hai risposto si, puoi provare a modificare questi comportamenti consapevole del fatto che la cultura della dieta e la grassofobia causano disuguaglianze sociali che è sbagliato contribuire a perpetuare.
E che TUTTE LE DIETE (intese come regimi restrittivi, punitivi e frustranti) nel lungo periodo non funzionano ma anzi attivano un weight cycling molto rischioso per la salute della persona.
2. Sposta la tua attenzione sulla salute non sul peso, non su una taglia.
Il tuo peso è solo un numero. Non definisce chi sei. Non ti cambierà. Non risolverà i tuoi problemi o la tua mancanza di autostima. Modificare il tuo peso non ti renderà immediatamente più felice.
Il tuo corpo è la tua casa e solo tu hai tu le chiavi per renderlo un posto speciale. Il tuo corpo non è fatto di numeri e centimetri è ciò che ti permette ogni giorno di parlare, pensare, esplorare, muoverti, metterti in discussione, ballare, gioire e un altro milione di cose.
Sii gentile.
Abbine cura e cerca di non disprezzarlo.
Ricordati che ci sono moltissimi motivi per cercare di essere attivi e avere un’alimentazione sana (nella maggior parte del tempo) ma perdere peso non deve essere visto come un FINE ma come un MEZZO per guadagnare salute.
Costruire un rapporto sano con il cibo significa, tra le altre cose, smettere di fare pranzi o cene di “facciata” ignorando i nostri reali bisogni e ordinare una pizza quando tutti ordinano un’insalata o viceversa ordinare un’insalata quando tutti ordinano una pizza.
Significa darsi il pieno “permesso” di mangiare quello di cui si ha voglia senza viverlo con frustrazione e\o con comportamenti restrittivi e punitivi che nella maggior parte dei casi si traducono poi in eccessi ed “errori” ancora più grossolani.
Significa smetterla di approcciarsi in maniera tutto o nulla. Ma lavorare sull’equilibrio.
Significa anche mettere in conto che il progresso non è lineare.
Che siamo esseri complessi in continua evoluzione.
Non siamo mai nello stesso posto in cui eravamo una volta – fisicamente, emotivamente, psicologicamente o in qualsiasi aspetto della nostra esperienza umana. Che gli “up and down “ci saranno sempre e che dovremmo imparare ad essere più indulgenti e a nutrire compassione per le nostre esperienze umane.
Cercando di sostituire il giudizio con l’ascolto e chiedendo aiuto, se ne abbiamo bisogno.
Dott.ssa Federica Patrinicola Biologa Nutrizionista
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