LA CULTURA DELLO STUPRO NEL MEDIOEVO - DONNEXSTRADA
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LA CULTURA DELLO STUPRO NEL MEDIOEVO

Nel 2021 ci sono cose che crediamo o pensiamo senza interrogarci su quale sia l’origine di queste credenze e di questi pensieri. Il nostro modo di pensare e di vedere la realtà non è solo frutto delle nostre esperienze personali, ma è anche il risultato di una cultura tramandata da secoli. La letteratura, ad esempio, è prova del fatto che la cultura dello stupro abbia una matrice ben più antica di quanto immaginiamo e ci sono diversi esempi a testimoniarlo. Uno dei pensieri più comuni alla base della cultura dello stupro è che una persona, qualunque forma di violenza viva, sia colpevole e responsabile di quella violenza. Questo concetto ormai sempre più conosciuto si chiama victim blaming, ovvero accusa rivolta alla vittima. Ci poniamo spesso domande come: “Ma come ci siamo arrivati e arrivate a questo punto?” e attraverso studi letterari ho trovato delle risposte.
Prendiamo uno dei tanti esempi: andando un po’ indietro nel tempo, a metà del 1300 circa, ci troviamo di fronte all’uscita di una delle più grandi opere italiane della storia, ovvero il Decameron di Boccaccio. Una delle sue novelle ha come protagonista Alatiel, una giovane e bellissima donna promessa in sposa al re del Garbo che, a causa di varie peripezie, naufragherà sull’isola di Maiorca. Alatiel è un personaggio che nella novella non avrà voce e che nel corso di pochi anni subirà molteplici stupri per mano di diversi uomini.
Qual è il filo conduttore che lega il 2021 con la metà del 1300? Il fatto che la colpa venga data a chi vive la violenza e non a chi la compie. Nella novella, infatti, Alatiel viene ritenuta responsabile degli stupri che subisce perché troppo bella. All’interno del racconto Alatiel è una donna-oggetto contesa da più uomini legittimati ad abusare di lei per via della sua bellezza. Citando il testo: “Le donne tutto fanno per cercare di apparire belle, ma questa loro bellezza può essere origine di grandi pericoli come accadde ad Alatiel che incontrò uomini disposti ad uccidere pur di possederla”. Quindi, in conclusione, il caro Boccaccio con questa novella ci dice che se una donna vive una violenza la colpa è sua e non di chi l’ha violata, non della persona violenta. Questo pensiero non si discosta molto da quello della maggior parte della gente nella società odierna, vero?
Il victim blaming presente nella novella di Boccaccio è uno dei numerosi esempi che testimoniano quanto siano radicate le fondamenta dei luoghi comuni della nostra società.

Vi sono poi tanti racconti in cui le violenze vengono romanticizzate, testi in cui uomini che oggi definiremmo stalker ossessionati sono presentati come innamorati che cercano di conquistare la donna amata. Non c’è dunque da sorprendersi se oggi la società è quella che è, c’è piuttosto da domandarsi se abbiamo intenzione di lasciarla così o vogliamo invece provare a cambiarla. Per modificarla non è necessario eliminare dai banchi di scuola la letteratura scritta negli ultimi secoli sino ad oggi. Basterebbe infatti contestualizzarla e associare i cambiamenti avvenuti nella società alla spiegazione dei testi più antichi per educare studenti e studentesse e far sì che non si emuli e copi il pensiero tramandato attraverso questi testi, ma che si rafforzi la consapevolezza e si riesca ad identificare le ragioni per cui alcune cose oggi si condannano. Nel nostro linguaggio usiamo spesso l’espressione: “Sembra di stare nel Medioevo” e la verità è che siamo nel 2021 ma finché si studieranno testi medievali senza affiancarvi una visione più odierna saremo bloccatx nel Medioevo per sempre. La letteratura è lo specchio della società e studiarla in un’ottica in cui si analizzano somiglianze e differenze tra il mondo di ieri e quello di oggi può essere un primo passo per destrutturare quei luoghi comuni che sono ormai automatici e che governano la nostra visione del mondo e delle cose.                                            

Raffaella Campolongo

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