La decisione della Corte Suprema USA sul diritto all’aborto - DONNEXSTRADA
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La decisione della Corte Suprema USA sul diritto all’aborto

La Corte Suprema degli Stati Uniti, nel pronunciarsi sul caso “Dobbs v. Jackson Women’s Health Organization”, ha ribaltato il precedente giurisprudenziale, noto come sentenza “Roe v. Wade”, che nel 1973 aveva riconosciuto a livello federale il diritto.

Questa storica decisione della Corte del Gennaio 1973 rese infatti legale a livello federale il diritto all’aborto per la donna riconoscendolo come una libera scelta personale, tutelato dal XIV Emendamento della Costituzione Americana, stravolgendo quella che era la situazione in allora in essere dove ciascuno Stato aveva il potere di disciplinare in autonomia la materia e l’interruzione di gravidanza era vietata e considerata un reato in almeno trenta Stati.

Con la sentenza Dobbs, la Corte Suprema, decidendo sulla richiesta dello stato del Mississippi di riconoscere la propria legge che vieta l’interruzione di gravidanza dopo le quindici settimane di gestazione, afferma come nella Costituzione americana non vi sia alcun riferimento, neppure implicito, al diritto all’aborto e, cancellando la precedente pronuncia del 1973, demanda a ciascuno Stato la competenza di decidere su come regolamentare al proprio interno tale materia.

Questa è indubbiamente una decisione con ampi risvolti politici, che ha profondamente scosso l’opinione pubblica americana, ed è innegabilmente una grossa vittoria per il partito Repubblicano, che da tempo mirava a ribaltare la sentenza Roe v. Wade.

Non a caso infatti tale pronuncia è stata resa possibile dall’attuale composizione della Corte, i cui membri sono nominati dal Presidente degli Stati Uniti e ricoprono un incarico a vita, venendo sostituiti solo in caso di morte, di dimissioni o di rimozione dell’incarico. Oggi, dei nove giudici che compongono la Corte, sei sono stati nominati dai Repubblicani (e di questi tre nel corso della presidenza Trump) con posizioni notoriamente conservatrici ed anti-abortiste, mentre i restanti tre – unici a votare contro l’annullamento della pronuncia Roe v. Wade – sono stati nominati dal partito Democratico.

La sentenza Dobbs era molto attesa visto il rilievo dell’argomento trattato ed il suo esito era peraltro stato anche oggetto di anticipazioni, poi rivelatesi corrette. Per questo motivo, molti Stati americani governati dai Repubblicani avevano preparato apposite leggi che avrebbero potuto entrare il vigore subito dopo la decisione dei Giudici della Corte Suprema, con le quali l’aborto viene limitato in maniera molto stringente, arrivando addirittura come nel caso dell’Arkansas ad essere vietato anche in caso di stupro ed incesto.

A seguito della pubblicazione della sentenza Dobbs, l’interruzione di gravidanza è di fatto resa impossibile negli Stati dove sono in vigore tali normative, con conseguenze immediate e dirette su milioni di donne e questo ha scatenato il malcontento di una ampia parte della popolazione americana che dal giorno della sentenza sta protestando contro una decisione ritenuta un enorme e gravissimo passo indietro nel riconoscimento e nella tutela dei diritti.

Ad oggi con le nuove leggi antiabortiste in vigore nei singoli Stati, le donne saranno costrette a spostarsi per recarsi negli Stati in cui è ancora riconosciuto il diritto all’aborto, con un’evidente discriminazione a danno delle donne in condizioni economiche più difficoltose che non potranno sostenere i costi di tali trasferimenti. Le alternative per le donne che vivono degli Stati dove l’aborto è vietato saranno acquistare pillole abortive on line oppure sottoporsi ad un’interruzione di gravidanza illegale, con rischi enormi per la propria salute.

Al momento, le possibilità di bloccare le leggi antiabortiste approvate dai singoli Stati sono molto scarse, benchè in questi giorni siano già intervenuti due tribunali federali della Louisiana e dello Utah bloccando temporaneamente le leggi che all’interno dei due Stati vietavano l’interruzione di gravidanza a seguito della sentenza della Corte Suprema.

L’unico modo per poter tutelare i diritti delle donne in tema di accesso all’aborto, come affermato anche dal Presidente Biden, è che il Congresso americano intervenga approvando una legge federale che di fatto ripristini quelle che erano le garanzie previste dalla sentenza “Roe v. Wade”.

Con l’attuale composizione del Congresso americano però non è possibile raggiungere un tale risultato, poiché il partito Democratico non dispone della maggioranza sufficiente ad approvare una legge su una questione così dibattuta. E’ dunque prevedibile che la questione aborto sarà oggetto di ampi dibattiti nei mesi a venire in vista delle elezioni di metà mandato che si terranno a Novembre 2022, al fine di invitare l’elettorato americano a votare consapevolmente.

Avv. Claudia Stivala

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