LA DIPENDENZA AFFETTIVA - DONNEXSTRADA
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LA DIPENDENZA AFFETTIVA

di Lusy Elsharkawy

L’inizio di una relazione d’amore è spesso caratterizzato da una prima fase di massima attivazione

in cui i partner sono “super innamorati”, si cercano, passano tanto tempo insieme, desiderano

vedersi e si chiamano spesso.

Dopo questa prima fase, i due diventano una coppia stabile e passano ad una fase meno

contrassegnata da questo bisogno di vedersi e sentirsi in continuazione, non a causa di meno

amore ma per un maggior rafforzamento della coppia.

Quando questo non avviene, ma uno dei due sente sempre il bisogno di avere accanto l’altro,

sperimentando un senso di vuoto che solo il partner riesce a colmare, potrebbe essere segnale di

“Dipendenza Affettiva”.

È bene precisare che la dipendenza affettiva non è un disturbo mentale, infatti non si trova nel

DSM-5. Rientra tra quelle che vengono definite “New Addictions – Nuove Dipendenze”, come la

dipendenza da Internet, dal gioco d’azzardo e lo shopping compulsivo. Questo tipo di dipendenza

viene definito “dipendenza senza sostanza”, poiché appunto non è caratterizzata dall’ uso di

sostanze.

Quando si parla di dipendenza affettiva si fa riferimento ad un eccessivo bisogno dell’altro poiché

in sua assenza si sperimenta un vuoto che nessuno (famiglia, amici) riesce a colmare allo stesso

modo. È presente una sofferenza interna che viene placata dalla presenza del partner. Da soli non

si sta bene, solo con l’altro si riesce a definire meglio sé stessi. In sua assenza, la propria identità è

sfocata e manca la forza di prendersi per mano da soli.

La dipendenza affettiva potrebbe avere delle conseguenze sul fronte sociale e lavorativo poiché

gran parte delle energie viene spesa solo per la relazione e per l’altro.

Dipendere dall’altro significa, inoltre, non lavorare su e per sé stessi perché basta la sua presenza

per sentirsi completi.

L’assenza dell’altro provoca un forte disagio interiore e, allo stesso tempo, l’altro non riesce a

godere di spazi personali perché sempre ricercato e tenuto sotto controllo.

La dipendenza affettiva è motivo di sofferenza per il soggetto stesso poiché non vorrebbe sentirsi

e comportarsi così, ma non riesce a farne a meno perché “ha bisogno dell’altro per non stare

male”.

Infatti, in gioco, ci sono diverse paure:

1) la paura di restare single a vita;

2) di interfacciarsi con emozioni spiacevoli;

3) di non sentirsi riconosciuti da nessuno.

C’è una fatica nello “stare con sé stessi” poiché il proprio sguardo risulta insufficiente. Vi è poca

fiducia nelle proprie capacità, bassa autostima, debolezza. Si ha bisogno dello sguardo dell’altro

per sentirsi riconosciuti ed apprezzati.

Andare da uno psicologo o iniziare un percorso di psicoterapia individuale potrebbe essere l’inizio

del cammino per ritrovare sé stessi e imparare ad amarsi.

DA COSA DERIVA UNA DIPENDENZA AFFETTIVA?

La dipendenza affettiva è il risultato di una carenza relazionale con le principali figure di

riferimento, che generalmente sono i genitori.

Non sentirsi riconosciuti, apprezzati, stimati porta ad un grande vuoto interiore a cui si cerca di

sopravvivere facendo di tutto per sentirsi amati: dimostrandosi sempre disponibili, bravi, buoni.

Viene fatto di tutto per gli altri, pur di sentirsi riconosciuti e anche solo un pochino voluti bene.

Come diceva Siegel (2009): <<L’addiction appare infatti come uno dei possibili adattamenti

creativi quando fallisce la relazione con l’Altro significativo>>.

Quando viene iniziata una relazione d’amore è comprensibile l’importanza che assume questa per

il soggetto: diventa il perno centrale che muove tutto. Sentirsi amati rivitalizza e il solo pensiero di

perdere questa meravigliosa opportunità spaventa parecchio. Si viene, dunque, assaliti da mille

paure:

– di essere traditi

– di non essere più amati

– di non fare abbastanza

Queste paure sono vissute più o meno da tutti durante una relazione, ma la differenza in caso di

dipendenza affettiva è l’annullamento dei propri bisogni per l’altro, il sudore di 8 camicie per dare

il massimo di sé nella relazione. Inoltre, vi è anche la possibile presenza di un’eccessiva gelosia e il

bisogno di controllo del partner, che servono per “assicurarsi” che la relazione prosegua bene. Ma

poi, in realtà, viene ottenuto l’effetto opposto.

Bibliografia:

“Psicopatologia della situazione: la psicoterapia della Gestalt nei campi clinici delle relazioni

umane”, (a cura di) Margherita Spagnuolo Lobb e Pietro A. Cavaleri. Prefaz. di Santo Di Nuovo.

FrancoAngeli Editore (2021).

Sitografia:

https://podcasts.apple.com/it/podcast/psicologia-e-benessere-il-podcast-diguidapsicologi/

id1514059494?i=1000486695408

Articolo scritto da Lusy Elsharkawy. Nata a Monza e attualmente residente in Sicilia, sono una

psicologa e psicoterapeuta in formazione presso l’Istituto di Gestalt Hcc Italy di Siracusa. Sostengo

DonnexStrada come volontaria, contribuendo a divulgare la vision e la mission dell’associazione,

nonché a sensibilizzare sui temi salienti della società odierna.

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