LA DIPENDENZA: ho bisogno di te ma ho di bisogno di me. - DONNEXSTRADA
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LA DIPENDENZA: ho bisogno di te ma ho di bisogno di me.

La dipendenza sana

La cultura occidentale ha in un certo senso patologizzato in modo assoluto la dipendenza ed enfatizzato la separatezza e l’autosufficienza.

Siamo tutti dipendenti ma non allo stesso modo. E non tutti abbiamo una dipendenza che compromette il nostro funzionamento individuale e relazionale.

Una certa quota di dipendenza è essenziale, è sana, è umana. Ogni individuo ha bisogno di approvazione, empatia, ammirazione, affetto. Il senso d’appartenenza è insito nei legami della nostra specie e, anche l’assenza di questo e non solo la sua forte presenza, è oggetto di riflessione psicologica.

In età adulta l’attaccamento e la dipendenza sono una dimensione normale della vita, attenzione però all’equilibrio e alla dialettica con la capacità di autonomia e indipendenza.

La storia di vita di ogni individuo diventa guida interiorizzata di quello che può aspettarsi e chiedere all’altro, di come si percepisce come singolo individuo e come si vede in relazione. Una dipendenza efficace nell’infanzia, che ha permesso l’esplorazione del bambino stimolando la sua curiosità e scoperta ma al contempo ha garantito l’accoglienza dei suoi bisogni ed è stata base sicura, è associata ad un attaccamento adulto soddisfacente caratterizzato dalla capacità di dipendere da altre persone e di permettere a loro di dipendere dal soggetto in modo flessibile e realistico.

 

La dipendenza non funzionale

In assenza di questo equilibrio nell’infanzia (es. genitori eccessivamente preoccupati per il bambino che scoraggiano la sua esplorazione e/o si sostituiscono al figlio e lo anticipano facilitandolo nelle sue esperienze evolutive) e poi in adolescenza (es. figli “bravi e buoni” come nell’infanzia, che con fatica si separano dalla famiglia d’origine e vivono forti sensi di colpa), nasceranno degli adulti che vivranno una dipendenza non efficace con il partner o altre figure di riferimento relazionale. La ricerca disperata dell’altro, visto come parte essenziale del sé, e la conseguente paura drammatica di perdita, apre una riflessione sul perché l’individuo come singolo si sente mancante o non capace e sul significato personale di avere qualcuno che assume un ruolo vitale e strutturante per il proprio sè.

Lavorare sull’interiorizzazione dei processi regolatori diadici, rispolverando le prime fasi di vita, è importante per risignificare i vissuti attuali nelle relazioni amicali e sentimentali restituendo capacità e competenza al singolo e aiutandolo a non sentirsi amato e visto solo in presenza di un altro, regolatore assoluto dei propri bisogni.

 

Il dipendente nella coppia

Nel rapporto di coppia il dipendente fatica ad esistere come persona, esiste in una stretta relazione, pertanto scoraggia e perdona il partner a prescindere dal suo comportamento affettuoso o non affettuoso, violento psicologicamente e/o fisicamente. “Se mando via l’altro io non esisto più, senza di lui non sono nessuno”.

La personalità dipendente è il risultato di un attaccamento ansioso che tende ad autoperpetuarsi. La cronica iperattivazione del sistema di attaccamento rende questi individui affamati di fusione e costantemente preoccupati dal legame (angoscia, frustrazione, rabbia). Il dipendente spesso si innamora del narcisista e attiva uno schema relazionale disfunzionale che è difficile da interrompere. Il narcisista ha fantasie e comportamenti grandiosi, ha bisogno di ammirazione e manca di empatia, è amato dal dipendente per i suoi successi e considerato un buon riferimento su cui appoggiarsi. La sua mancanza di empatia e di vedere i bisogni dell’altro, l’idealizzazione di sé e la svalutazione del partener, scoraggiano solo momentaneamente il dipendente che mantiene la relazione per paura di perdere l’altro essenziale per il sè.

Conoscere nella psicoterapia queste e altre dinamiche relazionali oggetto di malessere è necessario per ripristinare il benessere del singolo e la sua possibilità di poter stare in coppia senza perdere la possibilità di incontrare se stesso.

 

Dott.ssa Martina Crisafulli, psicologa psicoterapeuta

 

Bibliografia

 

Guerriero, V. & Zavattini G.C. (2015). Questioni d’amore: Teoria dell’attaccamento e relazioni sentimentali. Attaccamento e sistemi complessi, vol.2, n.1.

Lingiardi, V. (2014). La personalità e i suoi disturbi. Milano: Raffaello Cortina.

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