La violenza economica: una violenza silenziosa
Tra le forme di violenza più comuni e maggiormente perpetrate dagli uomini per dimostrare il loro potere sulle donne si inserisce la violenza di tipo economico; essa rientra tra le violenze domestiche e si configura come una delle forme più subdole da riconoscere.
La violenza economica viene citata all’art. 3 della Convenzione di Istanbul del 2011 e si riferisce ad “atti di controllo e monitoraggio del comportamento di una donna in termini di uso e distribuzione del denaro, con la costante minaccia di negare risorse economiche, ovvero attraverso un’esposizione debitoria, o ancora impedendole di avere un lavoro e un’entrata finanziaria personale e di utilizzare le proprie risorse secondo la sua volontà”.
Si tratta quindi di una forma di violenza che racchiude al suo interno una serie di atteggiamenti di controllo e di monitoraggio nei confronti della donna al fine di limitarne la libertà e la possibilità di avere e/o mantenere un posto di lavoro che le consenta di ottenere entrate finanziarie da poter gestire e usufruire autonomamente. Nel concreto, essa si manifesta nei casi in cui la donna viene persuasa dal lasciare il proprio posto di lavoro, viene costantemente monitorata nelle proprie spese (controllo del bancomat e/o della carta di credito) o le viene impedito di godere ed usufruire dei beni familiari (casa, auto, etc.).
Quando parliamo di violenza economica, ci troviamo di fronte a comportamenti ed atteggiamenti di questo tipo:
- Privazione o controllo del salario della donna;
- Impedimento volontario della ricerca o del mantenimento del posto di lavoro;
- Indifferenza e/o abbandono economico;
- Limitazione all’accesso delle finanze o dei beni familiari cui si avrebbe diritto;
- Occultamento delle disponibilità finanziarie della famiglia;
- Impegni economici estorti con la forza o con la menzogna;
Nella maggior parte dei casi, si tratta di una vera e propria coercizione che agisce al di sotto della soglia della consapevolezza, intaccando, fino ad annullare, la libertà di azione e di autodeterminazione della donna, spesso già colpita anche da altre forme di violenza.
La violenza economica è una forma di violenza subdola e spesso complessa da individuare poiché difficilmente le vittime ne hanno piena consapevolezza, sia perché sono legate da un legame affettivo con la persona che mette in atto tali comportamenti controllanti e manipolatori, sia perché questa violenza tende a celarsi dietro allo stereotipo culturale per cui la donna non è adatta ad occuparsi delle finanze, compito che spetterebbe maggiormente al partner maschile.
La violenza economica porta inevitabilmente con sé anche forme di violenza di tipo psicologico: la condizione di subordinazione e di dipendenza che crea, rende le donne vulnerabili e spesso incapaci a reagire. Per una donna vittima di violenza economica risulta piuttosto complicato interrompere questo legame di dipendenza per ragioni legate alla sua subalternità economica al partner e alla precarietà in ambito lavorativo, che la costringe a dipendere dal reddito familiare e a isolarsi socialmente.
I numeri della violenza economica
La violenza economica si configura come una delle forme di violenza più difficili da riconoscere e colpisce le donne indipendentemente dalla classe sociale di appartenenza e dalle fasce di reddito.
Secondo uno studio Istat del 2020, 15.837 donne si sono rivolte ad un centro antiviolenza, iniziando un percorso per uscire dalle violenze subite, principalmente psicologiche (89,3%), fisiche (66,9%), seguite da violenze di tipo economico (37,8%).
Il progetto europeo WE GO! – Women Economic-indipendence & Growth Opportunity ha messo in luce che il maggiore ostacolo per le donne per uscire da situazioni di violenza è rappresentato dalla mancanza di una loro indipendenza economica. L’indagine realizzata nell’ambito del progetto WE GO!, su 552 donne assistite da alcuni centri antiviolenza partecipanti al progetto, ha rilevato che 40,9% delle donne lavora mentre il 59,1% non ha un lavoro. L’82,5% delle donne ha un basso livello di indipendenza economica contro il 17,5% che è economicamente indipendente. Il 53% delle donne ha subito qualche forma di violenza economica: in particolare, il 22,6% dichiara di non avere accesso al reddito familiare, il 19,1% non può usare i suoi soldi liberamente mentre il 17,6% afferma che le sue spese sono controllate dal partner. Il 16,9% non conosce nemmeno l’entità del reddito familiare mentre il 10,8% non può lavorare o trovare un impiego.
L’escalation della violenza economica
La difficoltà nel riconoscere tempestivamente la violenza economica è da ricondurre al fatto che essa tende a realizzarsi attraverso diversi livelli di gravità: possiamo collocare gli atti di violenza economica lungo un continuum in cui inizialmente la donna viene coinvolta (solo apparentemente) nella gestione delle finanze familiari ma persiste il diritto esclusivo dell’uomo per il quale le decisioni definitive per eventuali investimenti ed acquisti spettano a lui. Spostandoci lungo il continuum troviamo una seconda fase, nella quale l’uomo concede alla compagna un compenso periodico rispetto al quale però, ella è tenuta a giustificarne le spese; al contempo la donna però non è informata circa le entrate familiari alle quali peraltro non ha alcun accesso. Passando ad un livello successivo, la libertà di scelta e di autodeterminazione della donna viene completamente annullata, fino ad arrivare, nelle situazioni più estreme, in cui viene obbligata a cedere somme, anche ingenti, di denaro al partner.
Come combattere la violenza economica?
L’obiettivo della violenza economica è mantenere il controllo della donna, togliendole la possibilità pratica e concreta di cercare una via d’uscita dalla violenza. Sono stati ideati e avviati alcuni progetti al fine di prevenire la violenza economica e promuovere scelte ed azioni volte al raggiungimento dell’indipendenza economica e alla realizzazione personale e professionale delle donne. D2- Donne al quadrato è un progetto della Global Thinking Foundation di alfabetizzazione finanziaria e inclusione sociale ideato e dedicato alle donne.
È attivo il Supporto Psicologico di DONNEXSTRADA, servizio che mette a disposizione un team di psicologhe e psicoterapeute professioniste e specializzate. Consulta questa pagina per approfondire il servizio e richiedere maggiori informazioni.
https://www.istat.it/it/violenza-sulle-donne