Machismo e Misoginia
Vivo in Occidente, in un paese che ha dato i natali a Maria Montessori, Rita Levi Montalcini, Margherita Hack, per citarne solo alcune; donne visionarie, che con la loro audacia e indipendenza hanno abbattuto paradigmi e stigmi, offrendo una prospettiva rinnovata del ruolo della donna.
Eppure, continuo a pensare che ci sia ancora del lavoro da fare, per rivedere i modelli sociali e le abitudini culturali discriminanti con cui siamo cresciuti fin dall’infanzia. Sì, perché siamo il prodotto di una cultura patriarcale, i cui schemi sono inconsciamente interiorizzati e radicati in noi. Per secoli, infatti, la donna è stata vista come un essere inferiore.
La misoginia è alle origini della nostra cultura? Che cosa significa essere uomini?
Quella che ci viene quotidianamente fornita è un’idea distorta di essere uomini, come se esistesse una sola versione di mascolinità. É questa la mascolinità tossica che, secondo il New York Times, consiste in “un insieme di comportamenti e credenze che comprendono il sopprimere le emozioni, mascherare il disagio o la tristezza, il mantenere un’apparenza di stoicismo e la violenza come indicatore di potere”.
Nella società occidentale la competizione, il timore di essere considerati dei deboli, il controllo delle emozioni sono elementi che modellano il modo di essere uomo e che originano dalla costante opposizione alla femminilità (definita in senso stereotipato). È attraverso questa continua contrapposizione che siamo stati educati, a partire dal confronto con le figure significative, che hanno riconosciuto – positivamente o negativamente – abbigliamento, comportamenti, giochi, sport, manifestazione di emozioni, in base al ruolo di maschio o femmina.
Una società che promuove il modello dell’uomo-macho, virile, forte e superiore, spinge l’uomo a conformarsi a quelle che sono fatte passare come qualità tipiche.
I “veri maschi” non esistono.
Lorenzo Gasparrini nei suoi libri spiega perché la cultura patriarcale e l’ideologia maschilista siano, invece, deleterie tanto per le donne quanto per gli uomini. Gasparrini sottolinea che in realtà i “veri maschi” non esistono. Sebbene l’uomo viva in una condizione più favorevole di quella femminile, tuttavia anche questi è schiavo della stessa cultura maschilista che, da un lato oggettifica la donna, dall’altro impone una versione di uomo, quella di uomo-macho, che rimane intrappolato nel suo stesso stereotipo.
Come sostiene Badinter “La virilità non è innata, va costruita o per così dire fabbricata; l’uomo è quindi in un certo senso un artefatto e, in quanto tale, corre sempre il rischio di essere colto in fallo”. Forse l’impulso a dover provare/dimostrare la propria virilità induce gli uomini a prendere nettamente le distanze da tutto ciò che è considerato femminile.
Machismo e misoginia: cosa sono?
Qual è il risultato di tale meccanismo? Una società che produce machismo e misoginia.
Per machismo, dallo spagnolo macho “maschio”, si intende un’esibizione di virilità dovuta alla convinzione che il maschio sia superiore alla femmina.
Per misoginia, dal greco μισέω “odiare” e γυνή “donna”, si intende l’odio nei confronti delle donne, manifestato nei confronti del sesso femminile da uomini o anche da altre donne.
Si può affermare che la misoginia sia in genere un fenomeno patologico individuale, mentre il machismo è un atteggiamento tendenzialmente culturale, determinato da dinamiche relazionali “normalizzate” nel corso dei secoli, che attribuiscono all’uomo una superiorità nei confronti della donna.
Il machismo spinge a mostrarsi forti e determinati in ogni occasione, a non lasciare trapelare emozioni, insicurezze, creando un’armatura di comportamenti stereotipati e pregiudizi, per nascondere qualsiasi debolezza.
La misoginia è limitante e repressiva quanto il machismo, ma è più pericolosa e comporta un maggior grado di aggressività, fisica e verbale. Infatti, la misoginia si manifesta in atteggiamenti di costante denigrazione e umiliazione, fino ad arrivare, nei casi più gravi, alla violenza e al femminicidio. Questo atteggiamento deriva da determinate credenze e convinzioni, che governano la vita interiore dell’uomo misogino: l’ideale di donna deve essere limitato all’essere madre e moglie amorevole, sessualmente sempre disponibile e subordinata all’uomo, il cui ruolo e potere non deve essere mai messo in discussione. Qualsiasi donna, che non rispetta questo falso ideale, provoca l’odio e il disprezzo dell’uomo misogino.
Non è semplice affrontare un problema complesso come il machismo e la misoginia, perché andrebbero fronteggiati anzitutto culturalmente, riconoscendo il fenomeno e non sottovalutandone la presenza anche all’interno di società e contesti apparentemente evoluti. Forse il primo passo è che ognuno esca da questi schemi, fronteggi e combatta machismo e misoginia in ogni ambito, a partire da quello privato, e soprattutto riconosca che siamo persone prima di essere maschi e femmine in senso stereotipato.
Ilenia Agosto, psicologa
Bibliografia
Badinter É., XY de l’identité masculine, Odile Jacob, Paris, 1992
Federico Zanatta, Misoginia: malattia maschile, Prospettiva Editrice, I Territori, 2007
Murray Stein, N. Schwartz Salant, Il maschile e il femminile cent’anni dopo, Magi Edizioni, 2004
Carl Gustav Jung, L’io e l’inconscio, Bollati Boringhieri, I grandi pensatori, 2012
Lorenzo Gasparrini, Non sono sessista, ma.., Tlon, Numeri Primi, 2019
Lorenzo Gasparrini, Perché il femminismo serve anche agli uomini, Eris, BookBlock, 2020