Perché non dobbiamo confondere la Rabbia con la Violenza - DONNEXSTRADA
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Perché non dobbiamo confondere la Rabbia con la Violenza

La rabbia è un’emozione naturale che viene sentita in molte occasioni della nostra vita. Parlando in termini etologici (perché è quello che siamo, mammiferi e quindi animali), le nostre emozioni sono collegate alla amigdala e alla nostra parte del cervello più ancestrale sulla quale si sono evoluti, in migliaia di anni, i lobi frontali e la materia grigia. Essendo animali, abbiamo ancora dentro di noi parti impulsive ed istintive che “pensano” come lo avrebbero fatto nell’era preistorica e, nonostante tutti i nostri sforzi, per vivere meglio e capirci, dovremmo provare a fare i conti sinceramente e in assenza di giudizio con queste nostre parti primitive.

 

  • Cosa è Rabbia

Vi farò solo alcuni esempi nei quali è possibile sentire rabbia, ma sono sicura che ognun* di noi ne potrà trovare altri mille. Ci arrabbiamo quando veniamo mess* alle strette, quando vediamo messo in pericolo il nostro territorio, quando dobbiamo tirare fuori i denti per spaventare l’altr* e farl* scappare, quando ci viene tolto qualcosa di nostro (tempo, relazioni, impegno).  Sentiamo rabbia quando proviamo paura e vogliamo salvare la nostra vita o quella di qualcun altro, quando ci sentiamo obbligat* a prendere strade o decisioni che non seguono il nostro volere, ma che invece seguono i desideri degli altri, le altrui aspettative, le altrui pretese (della famiglia, del/della compagn*, del datore di lavoro), quando non riusciamo a dire di no e permettiamo agli altri di usarci o di manipolarci, per fare i “buoni”, per non passare da “cattivi”, per fare sempre bella figura… Ci sono miliardi di motivi per cui sentiamo rabbia, e ognuno dipende sia dal contesto in cui siamo, sia da come e dove siamo cresciut*, sia dalle esperienze fatte durante la nostra vita.

La rabbia inoltre, in ottica gestaltica, può essere vista anche come il “coperchio” di altre emozioni, ovvero la prima emozione che il nostro IO sente per proteggersi dal sentire paura e dolore, emozioni molto più pericolose e distruttive per la nostra anima e per la nostra integrità.

La maggior parte delle persone preferisce arrabbiarsi con se stesse o prendersela con gli altr*, prima di ammettere di avere paura di essere abbandonat*, di essere lasciat* sol* o di ammettere di aver paura di soffrire.

Eppure la rabbia viene spesso considerata sbagliata e giudicata in modo negativo. Ma perché avviene questo? Beh, perché culturalmente la rabbia viene spesso confusa con la violenza, che, invece, è tutta un’altra storia.

 

  • Cosa è Violenza

Innanzitutto la violenza è un comportamento, un’azione scelta e messa in atto da una persona, qualcosa che viene agita e porta a delle conseguenze. La rabbia invece è un’emozione, ovvero un’attivazione biologica e cognitiva dei nostri sensi e delle nostre valutazioni e pensieri, è una sensazione complessa, ovvero è sentita, percepita, ne abbiamo esperienza, e (ed è qui che arriva la svolta fondamentale) PUO’ ESSERE AGITA OPPURE NO!

La violenza può certamente scaturire da un momento di rabbia, ma può esplodere anche per mille altre ragioni, tra cui, per esempio, il desiderio di potere, il desiderio di sottomettere o di sovrastare, il voler avere sempre ragione. La maggior parte delle persone violente non sentono la rabbia, anzi la usano come scusa, se ne fanno scudo per trovare delle giustificazioni alle proprie azioni o per deresponsabilizzarsi “ti ho fatto questo perché mi hai fatto arrabbiare”. Ma sono tutte bugie. L’agire violenza su qualcuno è sempre sbagliato, mentre esprimere rabbia, ad esempio, quando ci attaccano “il fatto che tu mi interrompa quando parlo mi fa arrabbiare, per favore puoi non farlo?”, beh… questo ha tutto un altro sapore.

La violenza è spesso appresa e nasce e prospera in un clima patriarcale di disparità di potere e di repressione delle emozioni.

Nasce proprio da una cultura che non permette l’espressione sana della rabbia fin da bambin*. Cosa che avviene anche per altre emozioni definite “negative”, come la paura, la vergogna, la tristezza, da sempre considerate emozioni relegate o ad essere vissute in solitudine o a diventare pericolose per noi stessi e per la nostra immagine.

Rispetto alla nostra cultura e all’educazione, la rabbia è stata permessa in modi diversi a seconda del sesso delle persone. Infatti, da secoli, la società ha limitato o impedito l’espressione della rabbia nelle donne e nelle bambine, e l’ha invece spronata e incentivata negli uomini e nei bambini. Inoltre, per educazione, in modo da risultare sempre carin* ed educat* e per mantenere la nostra immagine sociale, molt* hanno negato la rabbia oppure l’hanno repressa, non ascoltata, basti pensare al senso di smarrimento quando da bambin* ci veniva detto di non piangere e ci veniva chiesto di non fare scenate, di non fare rumore, di non urlare, bloccando così la nostra normale espressione emotiva e facendola passare come qualcosa di brutto, di sbagliato, di inaccettabile…sono sicura che molte di queste situazioni risultino familiari a chi sta leggendo..

Ritornando a noi, la violenza è il modo peggiore in cui si possa agire la rabbia. La violenza è appunto una mal gestione di questa emozione, che non è mai stata sentita adeguatamente, ma è stata invece nascosta ed evitata per troppo tempo, giungendo a punti di non ritorno e ad esagerate reazioni. Reagire infatti non significa scegliere cosa fare, ma significa rispondere acriticamente ad una pulsione, senza pensare alle conseguenze che possono essere non distruttive e spesso dolorose per tutte le parti in gioco.

 

  • Una buona gestione della rabbia

Se aveste la possibilità di osservare un bambino piccolo, vedreste come la rabbia appare naturalmente quando gli viene tolto un gioco che tiene in mano. Oppure quando gli viene detto un no per qualcosa che non dovrebbe fare o che lo metterebbe in pericolo: il bambino non riesce ad essere consapevole della sua salute o del pericolo, ed ogni no dall’alto diventa per lui un blocco ad un suo desiderio, che lo porta ad una frustrazione, ovvero una sfumatura dell’emozione rabbia. Da adulti i pezzi che ci portano via sono di entità molto diverse, ma sono sempre parti importanti che ci appartengono e che sentiamo di non voler perdere, come la nostra libertà, i nostri spazi, i nostri valori, le nostre parti interne (ad esempio, quanto ci fa arrabbiare scoprire di essere cambiati e di essere una persona diversa dopo la fine di una relazione importante?). Bene! Abbiamo fin da piccoli la tensione a proteggere parti di noi che ci appartengono e la rabbia ci serve anche a questo.

Insomma, la realtà metterà tutti noi prima o poi davanti ad una frustrazione, alla delusione delle nostre richieste e dei nostri desideri e questo ci farà arrabbiare, come è sano e normale che sia, perché altrimenti, senza la rabbia, non ci attiveremmo mai per combattere e difendere ciò che è nostro. Il trucco, quindi, sta tutto nel come viverla questa emozione e, per questo motivo, è opportuno lavorare fin da piccol* nell’educazione e nello sviluppo di una cultura più empaticamente ed emotivamente accogliente, sia a scuola che in famiglia, per imparare a sopportare le frustrazioni e per imparare a gestire al meglio la nostra risposta ai momenti di rabbia.

L’unico modo sano e utile di gestire la rabbia è quello di sentirla ed esprimerla, e non di agirla verso altre persone. La rabbia (insieme alla sessualità ad esempio) ha bisogno dell’aggressività ovvero di adgredior, che in latino significa andare verso, avvicinarsi, ed ha anche il significato di prendere ciò che si desidera, ma non per forza implicando l’uso della violenza. E’ nell’equazione appresa di uguaglianza rabbia = violenza che ci hanno limitato ancora di più, togliendoci il potere di esprimerci e di farci “infuocare” da questa potente emozione.

La rabbia, se accolta senza paura o giudizio, è energia, è un fuoco che ci esplode dentro e ci sposta da dove stiamo male o che ci dirige verso ciò che vogliamo, verso ciò che desideriamo conquistare e raggiungere. Se imparassimo a sentirla senza paura e senza preconcetti, se riuscissimo a provarla onestamente e poi ad esprimerla senza trasformarla in comportamenti violenti, questa emozione diventerebbe il carburante più potente della nostra vita, quell’energia che ci permetterebbe di muoverci e di non bloccarci nell’immobilismo e nella paura.

Per concludere dico soltanto che la rabbia, come tutte le altre emozioni, la sentiamo comunque, che lo vogliamo oppure no, possiamo solo decidere come comportarci nel momento in cui la sentiamo, a seconda del contesto, di quello che ci conviene di più fare e anche di quello che desideriamo fare. Ignorare o negare le emozioni porta soltanto a creare dentro di noi dolorose parti inespresse, che rimangono bloccate creando ancora più sofferenza oppure rischiando di farle scoppiare quando meno ce lo aspettiamo. Attraverso il sostegno psicologico e la psicoterapia, possiamo permettere alle emozioni di tornare a fluire liberamente in noi stess*, invece di viverle come parti scisse, disconosciute e pericolose.

 

Quindi vi dico: non abbiate paura della vostra rabbia, sentitela ed esprimetela, vi servirà per combattere le vostre battaglie e per difendere i vostri confini. Auguro quindi a tutt* noi una sana e potente riappropriazione della nostra rabbia!

 

Psicoterapeuta – Sara Zannoni

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