Come si fa una buona comunicazione
La comunicazione verbale è una delle prerogative esclusivamente legata alla nostra specie e ci sono voluti miliardi di anni affinché la perfezionassimo e la usassimo per i più complessi scopi. Comunicare è un bisogno, esprimere come ci sentiamo e cosa vogliamo da noi stessi e dagli altri è fondamentale per vivere in modo responsabile, autonomo e rispettoso eppure comunicare serve anche per manipolare, ordinare, sovrastare l’altra persona.
Nelle relazioni personali, familiari e professionali infatti, spesso la comunicazione non ha solo lo scopo di esprimere se stessi o di chiedere all’altra persona qualcosa o di delimitare i propri spazi personali, ma serve per implementare e stabilizzare i rapporti di potere. Per questo imparare a comunicare in modo efficace e assertivo è una skill fondamentale che ci permette di vivere in contatto con i nostri bisogni e desideri e permettendo anche alle altre persone di venirne a conoscenza, senza calpestare nessun*.
Quindi, cosa è l’assertività? E come si può imparare a comunicare in questo modo? Dalla definizione di Emmons & Alberti (2003) ‘Un comportamento assertivo promuove l’uguaglianza nei rapporti umani, mettendoci in grado di agire nel nostro migliore interesse, di difenderci senza ansia, di esprimere con facilità e onestà le nostre sensazioni, di esercitare i nostri diritti senza negare quelli degli altri’.
L’assertività è quindi un elemento centrale nelle abilità di comunicazione. Essere assertivi, come abbiamo visto nella definizione appunto, significa sapersi esprimere e far valere il proprio punto di vista rispettando, al contempo, gli/le altr* e le loro idee. Chi comunica in modo assertivo ha uno stile comunicativo efficace, diplomatico, chiaro, onesto e rispettoso.
In una comunicazione davvero efficace, si deve dare importanza anche al modo in cui si comunica: il tono della voce, il numero di parole usate, la postura mentre esprimiamo il nostro pensiero. Anche il COME si comunica diventa quindi fondamentale nella comunicazione assertiva e, se allenati ad usarla, questa migliora le possibilità che il messaggio venga accolto con ascolto ed empatia, invece di essere visto come un giudizio doloroso oppure un vero e proprio ordine.
L’assertività si basa sul:
– Riconoscere ed esprimere le proprie emozioni
– Difendere i propri diritti e i propri confini, senza retrocedere
– Manifestare i propri bisogni, preferenze, desideri, critiche
– Non imporre le proprie idee e convinzioni
– Porsi in ascolto delle ragioni dell’altra persona
– Sentire il diritto di non essere d’accordo e dire di no mantenere sempre un atteggiamento rispettoso di sé e dell’altra persona
Tutto ciò che in una comunicazione parla degli altri invece che di te stess*, di quello che provi e di come una cosa ti fa sentire, beh, ci troviamo nel campo della comunicazione deresponsabilizzante, a tratti pure aggressiva. Tale tipo di comunicazione serve principalmente per pretendere la ragione, convincere gli/le altr*, guadagnarsi una posizione di potere o di privilegio. Torneremo più avanti a parlare di questa comunicazione definita anche alienata.
- Mettere dei confini tra noi e il mondo
Spesso si crede che rispondere quando veniamo attaccati oppure esprimere le nostre idee e i nostri bisogni sia un comportamento maleducato, poco rispettoso davanti ad un docente o ad un capo oppure che ammettere che una cosa che piace al nostr* partner a noi non piace, possa offenderl* oppure distruggere la relazione. Pensiamo spesso che alzarsi in piedi e sostenere le proprie opinioni sia complesso, invadente, faticoso e vedendo le altre persone che lo fanno sentiamo un misto di invidia per questa loro capacità, ma anche paura e frustrazione vedendo magari qualcun* che alza i toni e fa valere i propri punti di vista con aggressività esagerata.
L’assertività ci permette di comunicare senza scivolare dalla parte dell’aggressor*, del/della bull*, del/della cap* autoritari*. Non siamo per forza obbligati ad urlare, gonfiare il petto e battere i piedi per farsi valere e far passare il nostro messaggio. Imparare a sentire noi stessi e le nostre emozioni (anche la rabbia e la frustrazione) e ad avere rispetto di ciò che sentiamo, desideriamo e facciamo, ci permette di comunicare in modo efficace.
Comunicare in modo diretto e onesto ci permette quindi di mettere dei confini sani e di metterci al primo posto, senza lasciar sempre correre e calpestare i nostri bisogni per rispondere invece ai bisogni di altre persone. Difendere troppo i propri confini urlando e aggredendo è controproducente tanto quanto abbandonare lo scontro e permettere di essere sopraffatti e di farci invadere costantemente.
Essere assertivi, infatti, dimostra che rispetti te stesso perché sei disposto a farti valere per i tuoi interessi e ad esprimere sia cosa pensi che soprattutto come ti senti al riguardo.
Usare una comunicazione assertiva mostra inoltre che sei consapevole dell’altra persona, che anche lei ha dei diritti e dei bisogni e che sei aperto all’ascolto, anche delle cose che non ti piacciono o che ti fanno soffrire, per gestire al meglio lo scontro e il conflitto, che non possono essere tolti dalla vita degli esseri umani.
Quindi, per comunicare il modo efficace, consapevole ed assertivo, dobbiamo seguire la “carta dei diritti e doveri” della buona comunicazione:
1 Posso avere idee ed opinioni diverse da quelle degli altri, ma non posso imporre le mie
2 Posso chiedere che le mie idee siano ascoltate, ma non per forza condivise
3 Posso richiedere che le altre persone soddisfino i miei bisogni, ma non pretenderlo 4 Posso dire di no senza sentirmi in colpa
5 Posso provare a esprimere in modo assertivo le mie emozioni
6 Posso fare errori in buona fede
7 Posso cambiare idea
8 Posso avere bisogni diversi da quelli delle altre persone
9 Posso dire “non ho capito”
10 Posso essere me stesso anche se a volte sono diverso da come gli altri pensano
- Comunicazione non violenta CNV contro comunicazione alienata
Oltre alla comunicazione assertiva, per comunicare in modo efficace e buono, possiamo usare anche la comunicazione non violenta che condivide con la comunicazione assertiva l’importanza di identificare le nostre risorse e i nostri bisogni per usare al meglio un linguaggio che favorisca la relazione con gli altri e che ci permetta di risolvere conflitti e differenze. La CNV cerca di portare sempre ad una comprensione reciproca, anche delle cose che non capiamo o che non condividiamo, invece di focalizzarsi solo su paura, colpa o frustrazione. Ci invita ad assumerci la responsabilità delle nostre scelte e delle nostre azioni e porta quindi a migliorare le nostre relazioni.
Al contrario di questi stili comunicativi, esiste la comunicazione definita alienata che è proprio quella che usiamo tutti i giorni, nella quotidianità delle nostre vite e che, appunto, ci mette spesso in condizioni di fraintendimenti, accuse, cose non dette, conflitti irrisolti.
La comunicazione alienata funziona all’incirca così:
– Nega le nostre responsabilità, attribuendole sempre all’esterno, alle altre persone “l’ho aggredito perché mi ha fatto arrabbiare”, a forze impersonali “le ho detto di tornare a casa perché è giusto così, non può stare fuori a notte fonda, non è decente per una ragazza”, alle autorità “ho fatturato meno perché me lo ha detto il capo”, alla pressione del gruppo “l’ho preso in giro perché lo facevano tutti in classe”, e a norme sociali “gli ho urlato di pagare il biglietto perché è una regola per tutti”.
– Critica, giudica, accusa, insulta. È una comunicazione che va sempre nella direzione dell’altro, inizia sempre con le parole TU FAI o TU SEI oppure LUI/LEI FA o E’, e parla sempre dell’altro invece che di noi stessi
– Usa giudizi universali e di qualità totalmente polarizzati, ad esempio giusto, sbagliato, mai, sempre, bene, male, irresponsabile, incapace, ecc.. “guarda come va sempre in giro con quella gonna corta, è sicuramente una poco di buono”, “come fai ad essere tanto incapace da non riuscire a cucinare neanche un piatti di pasta!”
– Usa la coercizione e le punizioni, fa leva sulla paura e sul senso di colpa, usa la vergogna, l’obbligo, il castigo, la ricompensa e il dovere. “Se non rimani a casa a prepararmi la cena, che moglie sei? Cosa ne penserebbe tua madre?”, “Se non lavi
tutti i piatti che sono sul tavolo, non ti do i soldi per andare a fare la spesa questa settimana”
– Oppure, non meno importante, cerca soluzioni e dà consigli non richiesti, oppure cerca di risolvere tutto, non permettendo alla persona di prendersi il suo tempo e di decidere da sola come fare in quella situazione, spostando la dinamica di potere nelle mani di una sola parte, tra una persona che sa tutto, sa sempre cosa fare e ha in mano il “giusto” e l’altra persona infantilizzata e deresponsabilizzata che viene privata della scelta.
- Come esprimere se stessi e comunicare in modo efficace
Alcune persone hanno una tendenza innata a comportarsi in maniera assertiva e non violenta, ma per la maggior parte di noi l’assertività rappresenta un’abilità che può essere imparata.
Sono 4 i componenti fondamentali della CNV e assertiva:
- Osservazioni: quello che abbiamo visto (fatti e/o azioni) che ci sono piaciute oppure no
- Sentimenti: quello che abbiamo provato rispetto ad a ciò che abbiamo osservato 3. Necessità: bisogni, desideri, valori, generati da questi sentimenti
- Richieste: ciò che possiamo e vogliamo chiedere all’altra persona per soddisfare le nostre necessità o per vivere in accordo con i nostri valori
ESEMPIO: “quando io vedo/sento/penso (osservazione); mi sento…(sentimento); perché avrei bisogno…(necessità); mi piacerebbe che tu…(richiesta)”
“Quando ti arrabbi e urli mi sento sopraffatta ed ho paura perché non capisco cosa vuoi dirmi e non riesco a comunicare con te. Per favore, ti chiedo di parlare senza gridare.”
Un altro esempio di comunicazione buona è dire ‘questa cosa non mi piace’ invece di esprimere un giudizio “fa schifo” o ‘non sai cucinare’, oppure “apprezzo quello che hai cucinato per me, ma in questo momento non mi va, non ho fame”.
Oppure quando un’amica compra un nuovo vestito e le dici “ti trovo molto bella, ma ti preferisco con il vestito rosso” invece di dire “quei pantaloni ti fanno i fianchi più grandi”.
Anche a lavoro si possono usare questi stili comunicativi, soprattutto per sostenere una conversazione dove i colleghi hanno opinioni differenti su una determinata questione di lavoro. Una persona assertiva risponderebbe con frasi come “Grazie per aver condiviso il tuo pensiero, resto comunque della mia opinione”, oppure quando veniamo rimproverati “grazie per avermi aiutato a vedere dove stessi sbagliando, la prossima volta cercherò di fare meglio”, ma sempre sottolineando il modo in cui si può comunicare “Accetto il tuo consiglio ma mi piacerebbe che tu non alzassi tanto i toni quando me lo comunichi”
Alcuni altri esempi di frasi assertive:
- “penso che non sia tanto adatto a me”, al posto di “così è brutto”
- “vorrei vedere altre alternative” al posto di “siete degli incompetenti” • “che ne pensi se proviamo a fare in questo modo?” al posto di “bisogna fare così perchè è il modo giusto”.
Quindi per avere una buona comunicazione dobbiamo:
- Usare affermazioni che iniziano con IO, in modo chiaro e diretto:
‘Io vorrei che lei mi rimborsasse’
‘Io penso che quello che hai fatto sia buono, ma mi piacerebbe che…’
- Descrivere come il comportamento dell’altra persona ti fa sentire, questo rende le persone consapevoli delle conseguenze delle loro azioni:
‘Quando alzi la voce mi spaventi… preferirei che parlassi più a bassa voce’ ‘Quando non mi dici che cosa provi a riguardo mi rendi confuso’
- Mantenere la tua posizione – usa la tecnica del disco rotto. Questo implica pensare a ciò che vuoi, preparare qualcosa da dire e poi ripeterlo finché necessario: ‘Vorrei che lei mi rimborsasse… Si, ma vorrei comunque un rimborso… ho capito quello che sta dicendo ma continuo a volere un rimborso.’
Conclusione
Per concludere, usare uno stile assertivo e non violento si associa alla soddisfazione nell’esprimere i propri punti di vista, i propri bisogni e i propri desideri e alla consapevolezza di avere un ruolo attivo nei rapporti sociali. Praticare ed allenarsi alla comunicazione assertiva aiuta a vivere ogni relazione (quella amorosa, familiare, amicale, lavorativa) con più rispetto per se stessi e gli altri, evitando atteggiamenti passivo-aggressivi e prendendosi la responsabilità di noi stessi e della nostra vita.
Se sei una persona “people pleaser”, imparare ad essere assertivi ti permetterà di gestire meglio molte situazioni che spesso ti portano a calpestare i tuoi stessi sentimenti e ti portano a frustrazione, dolore inespresso, stress e disagio.
Nel lungo termine si realizzerà un aumento dell’autostima, un aumento del senso di autoefficacia rispetto ai propri obiettivi e una maggior tolleranza alla frustrazione che deriva dal contatto con persone con un punto di vista diverso dal nostro: così si ha la percezione di poter costruire dei rapporti più veritieri, alla pari, basati sul rispetto degli altri.
Imparare a comunicare in modo assertivo non sempre porta ad ottenere ciò che si vuole, ma lo renderà molto più probabile e porterà le tue relazioni ad un livello di scambio paritario e nutriente. E’ utile imparare a parlare sinceramente delle proprie emozioni e necessità senza preoccuparsi troppo del giudizio degli altri e senza voler sempre essere amat* e stimat* dalle altre persone, allenando la capacità di dire di NO, sia alle richieste improprie sia alle pressioni esterne e riuscire ad emergere davvero per quello che siamo.
Psicoterapeuta – Sara Zannoni
BIBLIOGRAFIA
- Manuale di assertività. Teoria e pratica delle abilità relazionali: alla scoperta di sé e degli altri, Roberto Anchisi- Mia Gambotto Dessy, edizioni Franco Angeli • Assertività e training assertivo. Teoria e pratica per migliorare le capacità relazionali dei pazienti, Francesca Baggio, edizioni Franco Angeli
- Le tecniche assertive. Come trattare più efficacemente con gli altri: clienti, fornitori, dipendenti, colleghi, superiori, Eric Schuler, edizioni Franco Angeli.
- Alberti, R. E., & Emmons, M. L. (2003). Essere assertivi. Come imparare a farsi rispettare senza prevaricare gli altri. Il Sole 24 Ore
- Marshall B. Rosenberg, Le parole sono finestre (oppure muri). Introduzione alla comunicazione nonviolenta, Esserci, 2017, pp. 114-115