Identità sessuale. Una linea che tende all’infinito su cui sentirsi liberi di muoversi. - DONNEXSTRADA
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Identità sessuale. Una linea che tende all’infinito su cui sentirsi liberi di muoversi.

Immagina. Prenditi un momento e immagina di disegnarti, comincia dal tuo corpo. Con quali forme e colori lo rappresenti? Com’è vestito? Come sono i capelli? Con quali altri oggetti intorno lo stai immaginando?

Ora, aggiungi qualche dettaglio che racconti quello che fai in questo momento della tua vita: vai a scuola o all’università? Lavori? Fai giardinaggio oppure ti piace cucinare? Ti piace uscire? Che serie tv stai guardando? Cosa mangi più volentieri? Sei religiosə? Qual è il tuo gruppo musicale preferito? Quale mezzo di trasporto usi più spesso? Fai sport? Fai volontariato?

Poi, pensa di disegnare tutti gli esseri viventi, umani e non, che ami e che hai amato. Pensa ai tuoi desideri, alle tue aspettative presenti e future, e aggiungili. Pensa alle tue paure. Pensa a questo stesso disegno 5 anni fa, e poi 10 anni fa, e così via. Sarebbe stato diverso? E tra 5 o 10 anni, come sarà? Pensa di stravolgere qualcuna delle cose che hai disegnato, come cambierebbe la tua vita?

Adesso fai un passo indietro e guardalo. Ecco chi sei. Questa è la tua identità, e ogni dettaglio che aggiungi, togli o cambi, modifica chi sei. L’identità è insieme la percezione che ognuno ha di sé, combinata alla percezione che lə altrə ci comunicano di noi; ed è formata da numerose dimensioni: il corpo, il ruolo sociale (studentə, lavoratorə,…), le credenze, le relazioni, e così via. Ognuna, in continua evoluzione e in combinazione con le altre. Per esempio, se consideriamo corpo, relazioni e piacere (e magari molto altro), definiamo un aspetto della nostra identità, che è quello sessuale.

Cos’è l’identità sessuale? L’Organizzazione Mondiale della Sanità la definisce come “Un aspetto centrale della vita umana, che comprende il sesso, le identità e i ruoli di genere, gli orientamenti sessuali, l’erotismo, il piacere, l’intimità e la riproduzione”. Noi, per spiegarla in modo più dettagliato, ci rifacciamo all’omino di marzapane. No, non quello di Shrek.

Fonte: https://www.genderbread.org/

Questa è la quarta edizione della “persona di marzagenere” dal 2017, in soli 6 anni! Questo, per ricordarci che le definizioni e i nomi (così come l’identità) cambiano in ogni momento, si adattano a nuove esigenze, troviamo in continuazione nuove parole per descrivere meglio quello che viviamo e il mondo intorno a noi. Con questo schema proviamo a spiegare cos’è l’identità sessuale, la quale – per semplificare – potremmo dire che si compone di quattro aspetti: sesso biologico, identità di genere, espressione di genere e orientamento sessuale. Naturalmente è impossibile separare nettamente tra loro queste dimensioni, che tendono piuttosto ad influenzarsi a vicenda e continuamente, e ad essere influenzate e a influenzare a loro volta una serie di fattori interni ed esterni, formando una complessa rete di elementi difficilmente isolabili che – ancora una volta – ci dicono chi siamo.

 

L’Identità sessuale 

Ogni soggetto dovrebbe essere messo nella condizione di imparare a definire la propria identità sessuale come meglio desidera, in base ai propri bisogni. In quanto solitamente, stereotipi e condizionamenti imprigionano le persone AMAB (assegnate maschi alla nascita) e AFAB (assegnate femmine alla nascita) in un’identità sessuale prestabilita dalla società. Attraverso la pedagogia e l’educazione di genere un individuo impara a capire e comprendere come questi stereotipi e condizionamenti hanno agito su di ləi, e può decostruirli.

La società in cui chi scrive è natə – sud-europea, capitalista, a maggioranza bianca e cristiana – possiede come riferimento un modello ben specifico: uomo, bianco, cisgender (coloro il cui genere corrisponde al sesso assegnato), eterosessuale, in salute – mentale e fisica – e benestante. Chiunque non nasca o cresca in maniera conforme a questo modello vive in uno stato di marginalità e ha più probabilità di vedere compromessa la sua qualità di vita. Le varie “non-conformità” possono combinarsi tra loro, si veda una donna, queer, con neurodivergenza (es. autismo), su quanti livelli potrebbe subire discriminazioni? In questo caso discriminazioni come il sessismo, l’omobitransfobia e l’abilismo agiscono contemporaneamente: l’intreccio delle dimensioni identitarie può creare un sistema articolato di oppressioni o privilegi, ed è questo che si intende con il concetto di intersezionalità.

Un altro schema imposto è il binarismo applicato ad ogni dimensione dell’identità sessuale, ovvero l’idea che esistano due estremi ai quali collocarsi in maniera definitiva e netta, dove uno esclude l’altro: o sei uomo o sei donna, omo o etero, “maschiaccio” o “effemminato”. Tuttavia, abbiamo già messo in luce quanto in ogni momento ogni aspetto dell’identità possa mutare e preferiamo scegliere di parlare di identità come di una linea che tende all’infinito, su cui sentirsi liberi di muoversi.

Sia che parliamo di orientamenti, i quali indicano l’attrazione fisica e l’attrazione romantica, sia di identità di genere, ovvero il/i genere/i a cui si sente di appartenere, che di espressione di genere, quindi come scegliamo di esprimere il o i nostri generi, è così che scegliamo di rappresentarla: come una linea che va da una condizione “zero” e tende ad infinito e rispetto alla quale tornare ogni tanto, come si torna al proprio disegno cambiandone i dettagli, e chiedersi dove ci si trova.

Può succedere che questi aspetti non si allineino a quella che viene considerata “normalità”, perché la sessualità di una persona può essere percepita e mostrata solo da quella stessa persona; quindi, è possibile che un maschio si senta donna, piuttosto che uomo, e che sia attratto dalle persone dello stesso sesso e non da quelle di sesso opposto o da entrambi i sessi. In questi casi l’equilibrio e la tradizionalità a cui la società è abituata si sfalda e crea confusione. Spesso ciò accade perché i genitori, lə parenti, lə amicə e chiunque circondi la vita di unə bambinə, già da quando è un feto, costruisce delle aspettative, dei pensieri e delle idee intorno a come e a chi dovrà poi essere. In questo modo si indirizza il soggetto anche inconsapevolmente, fin da subito, nella direzione di “conformità” e “normalità” di identità sessuale stabilita dalla società.

Al contrario, presupporre che l’identità sia fluida, libera da giudizi e paure, permette di fare esperienze in modo sereno e appagante, offre le basi per una comunicazione aperta e ci rende cittadinə più empaticə, capaci di accogliere lə altrə per quello che sono.

 

Il sesso biologico

Primo fra tutti va contestualizzato e definito il sesso biologico: con questo si intendono le differenze biologiche e anatomiche tra maschio e femmina. L’appartenenza sessuale è determinata dal ventitreesimo paio di cromosomi che possono essere uguali oppure diversi: nel primo caso (due cromosomi XX) l’embrione diventerà una femmina (in termini di caratteristiche fisiche); nel secondo (un cromosoma X e uno Y), un maschio. Il processo di differenziazione sessuale inizia alla sesta settimana dopo il concepimento: fino ad allora, tutti gli embrioni sono sessualmente bipotenziati, sebbene si sviluppino sulla base di una struttura femminile. L’attribuzione del sesso è uno dei riti di entrata nella nostra società dellə nuovə natə. È assegnato in base alle gonadi (“caratteri sessuali primari”) e agli organi genitali. Non sempre è possibile ricondurre in modo univoco le gonadi e gli organi genitali al sesso maschile o al sesso femminile. In questo caso, ovviamente senza il consenso dellə neonatə, spesso sotto la pressione delle aspettative sociali e senza strumenti per capire e gestire queste identità – chiamate Intersex – genitori e medici ricorrono ad operazioni di assegnazione del sesso, anche quando non sussistono vere condizioni di rischio, ma creandole proprio con gli interventi (incontinenza, perdita di sensibilità, sterilità).

Con l’avanzare dell’età i copri si caratterizzano progressivamente anche per effetto degli ormoni, e se ci addentriamo nella complessità del corpo umano, notiamo come entrambi i sessi possiedano sia ormoni femminili che maschili. Tutti hanno bisogno sia di estrogeni che di androgeni, poiché questi svolgono anche funzioni metaboliche e cardiache. Questi ormoni determinano e modificano i “caratteri sessuali secondari”, tra cui gli organi genitali stessi, l’altezza, la muscolatura, la voce, la peluria, ma anche in questo caso, possono presentarsi delle atipicità. La Sindrome di Morris, ad esempio, determina un’insensibilità agli androgeni (ormoni sessuali maschili) nei soggetti con gonadi maschili, la quale interferisce con lo sviluppo dei caratteri sessuali secondari, che saranno tipicamente femminili. Esistono circa quaranta variazioni dello spettro dell’intersessualità. Solo a Malta, in Germania e Portogallo esistono leggi che permettono di non attribuire un sesso alla nascita.

 

Genere e identità di genere 

Una volta assegnato il sesso biologico, la società procede a formare il genere e l’identità di genere (tipicamente uomo/donna). Questi si iniziano a definire non appena un soggetto entra a far parte di un nucleo di persone, appartenente ad una determinata società e cultura.

Con genere si intende il processo di costruzione sociale delle caratteristiche biologiche (sesso): definizione, rappresentazione, incentivazione di appropriati comportamenti connessi con le aspettative sociali legate allo status di uomo, per gli AMAB, o donna, per le AFAB.

Se invece parliamo di identità di genere intendiamo la percezione sessuata di sé e del proprio comportamento, acquisita attraverso l’esperienza personale e collettiva, che rende gli individui capaci di relazionarsi con gli altri. È il modo in cui, nella nostra testa, sperimentiamo e definiamo il nostro genere, in base a quanto siamo (o non siamo) allineatə con ciò che si intende per opzioni di genere. È il riconoscimento delle implicazioni della propria appartenenza a un sesso in termini di sviluppo di atteggiamenti, comportamenti, desideri più o meno conformi alle aspettative culturali e sociali. Le identità di genere sono moltissime, un museo del genere danese ne ha riconosciute 27. Proviamo a vederne alcune. Intanto, una persona il cui genere non coincide con il sesso assegnato alla nascita viene definita con il termine ombrello transgender. Con transessuale si indica invece chi ha iniziato un percorso di riassegnazione del sesso biologico. Gender queer o non binary (persone che non si riconoscono nel binarismo di genere maschio/femmina), persone bi-genere (cioè che si riconoscono in entrambi i generi), persone gender fluid (le quali spaziano tra i generi liberamente).

 

Espressione di genere 

L’espressione di genere è il modo in cui si presenta il genere (attraverso le proprie azioni, abbigliamento e l’atteggiamento, per citarne alcuni) e il modo in cui ognuno di noi sceglie di apparire. Questa può rifarsi a nessun genere, oppure tendere verso ciò che è comunemente inteso femminile e/o mascolino, sempre in una logica di spettro, ma in nessun modo determina l’identità di genere o l’orientamento di quella persona.

Si pensi ad esempio alle drag queen e ai drag king: si tratta di donne e uomini, che rappresentano, in forma d’arte e all’interno di una performance artistica, le regole che determinano la maschilità e la femminilità e le mettono in scena. Riescono a decostruire i generi e li mescolano. Le drag queen si truccano e si mettono i tacchi, rituali che culturalmente sono associati alla femminilità, in questo contesto dimostrano la natura artificiosa del genere visto che a truccarsi è un uomo.

Un tipo di espressione di genere si può esprimere ad esempio con “cross-dresser”: persone che scelgono di muoversi attraverso l’abbigliamento nei confini del genere e dimostrare ancora una volta la dicotomia binaria del genere. Oppure “gender variant”: persone che possono manifestare comportamenti atipici aspetto al genere di appartenenza, non identificandosi nel genere associato al sesso biologico definito alla nascita.

L’espressione di genere non determina le identità di genere e orientamenti. Genere, sesso, orientamento ed espressione sono aspetti diversi, che non vanno indovinati o dati per scontato perché assomigliano a qualcosa che abbiamo già visto e conosciuto con un nome diverso. Se questo genera confusione, va tutto bene. L’obiettivo di questo articolo è di dotarci di qualche parola in più, per capire meglio noi stessə e il mondo. Qualcunə nemmeno sente di aver bisogno di usare definizioni e nomi, e va benissimo! Si tratta di lista di parole e significati utili a qualcunə, ben consapevoli che potrebbero cambiare, non bastare o non servire affatto. Una regola che vale sempre è chiedere. Non dare per scontato di sapere il genere della persona con cui parli. Invitiamo tuttə ad avere rispetto per l’identità sessuale di ciascunə e alla modalità che sceglie per esprimerla.

 

Orientamento sessuale

L’orientamento sessuale indirizza ognuno di noi verso una direzione sessuale e affettiva. Mentre l’identità di genere inizia a formarsi nellə bambinə già tra i due e i tre anni, per una vera e propria sensazione di attrazione romantica si devono aspettare i sette/nove, e sessuale i dieci/quindici. Questo perché non è possibile prevedere l’orientamento sessuale di un soggetto, in quanto esso potrebbe essere condizionato da innumerevoli fattori ambientali, culturali, sociali e psicologici.

La società tende a distinguere solo due orientamenti: omosessuale ed eterosessuale. La realtà è più complessa di così: l’orientamento sessuale può avere sfumature diverse e cambiare anche nel corso della vita di un individuo. L’attrazione, sia sessuale che romantica, può coprire uno spettro che va da nulla, nessuna attrazione (è il caso delle persone aromantiche e asessuali), a crescere di intensità e può essere rivolta a donne (identità di genere), femmine (sesso biologico), femminili (espressione di genere), e/o a uomini, maschi, mascolinə.

La definizione del proprio orientamento può non coincidere con i comportamenti sessuali, così come l’attrazione sessuale può non corrispondere con quella romantica. Vi è infatti chi tende a innamorarsi di persone di un sesso e avvertire una maggiore attrazione sessuale per un altro. A questo proposito la psicologia dello sviluppo e le neuroscienze hanno suggerito che l’amore romantico e l’attrazione sessuale siano processi distinti: il sistema neuronale che presiede il desiderio sessuale è filogeneticamente più antico e risiede in parti del cervello diverse da quelle dell’amore romantico.

Alcuni orientamenti sessuali possono essere: bisessuale (attrazione per due o più generi), pansessuale (attrazione per la persona a prescindere dal genere), androsessuale (attrazione per il genere maschile), ginosessuale (attrazione per il genere femminile), kinosessuale (attrazione per persone non binarie).

Si considera “coming out” l’espressione con cui si rivela il proprio orientamento sessuale o la propria identità di genere a qualcun altro. Si distingue dall’espressione “outing” che indica il rendere pubblico l’orientamento sessuale o l’identità di genere di un’altra persona senza iil suo consenso.

 

Ogni soggetto deve sempre sentirsi libero di esprimere la propria identità sessuale come meglio desidera dal sesso biologico fino ad arrivare all’orientamento sessuale.

È l’esito di aspetti biologici, psicologici, sociologici e culturali, che possono mutare anche in base all’età, all’esperienza e ai contesti.

 

Martina Guida – educatrice sessuale

Rachele Soragna – pedagogista ed educatrice sessuale

 

Bibliografia

Ruspini E., Le identità di genere, Carocci, 2° edizione, 2009, Roma.

Graglia M., Le differenze di sesso, genere e orientamento. Buone pratiche per l’inclusione. Carocci Faber, Roma, 2019.

Cavallo A., Luigi L., Prearo M., “Questioni di un certo genere. Le identità sessuali, i diritti, le parole da usare: una guida per saperne di più e parlare meglio.” Il Post, cose spiegate bene, Iperborea Milano.

Ghigi R., Fare la differenza. Educazione di genere dalla prima infanzia all’età adulta, Il Mulino, Bologna 2019.

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