L'importanza di fare rete e creare un clima adeguato per far emergere ed individuare la violenza di genere - DONNEXSTRADA
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L’importanza di fare rete e creare un clima adeguato per far emergere ed individuare la violenza di genere

La necessità di riconoscere tempestivamente la violenza di genere e garantire un’assistenza efficace. 

Se si considera qualsiasi punto di accoglienza per chi necessita di aiuto e supporto, è logico e quasi scontato presumere che all’interno vi sia personale dal profilo eterogeno: figure multidisciplinari in grado di fornire un’adeguata assistenza per il bisogno specifico richiesto. In una prospettiva di assistenza più allargata, diffusa a tutti i livelli fino a quelli più profondi e intimi, si rende imprescindibile uno sguardo all’ambiente, al clima, all’accoglienza e soprattutto alla modalità attraverso la quale chi si appresta a fornire il servizio pone attenzione al tema della violenza di genere.

Qual è la definizione di violenza di genere (VDG)? “Violenza diretta contro una donna poiché donna, o che colpisce una donna in maniera sproporzionata” (1). Costituisce una violenza dei diritti umani ed è una forma di discriminazione contro le donne. Si riferisce a tutti gli atti di VDG che inducono, o possono indurre, un danno o una sofferenza di tipo fisico, sessuale, psicologico o economico alle donne. Sono inoltre incluse le minacce, la coercizione o la privazione arbitraria della libertà, sia nella vita pubblica che in quella privata”.

Secondo un importante studio condotto nel 2014 dall’Agenzia per i Diritti Fondamentali (ADF) sulla VDG, in tutti gli stati membri dell’Unione Europea, una donna su tre (33%) sul territorio dell’Unione è stata vittima di violenza fisica e/o sessuale dai 15 anni in su. Ricercando dati più recenti e che riguardano il territorio italiano, nel 2021 si sono registrati circa 7 milioni di accessi al Pronto Soccorso da parte di donne, di cui quasi 6.300 con l’indicazione di diagnosi di violenza (9,3 ogni 10 mila accessi), in particolare le giovani donne di 18-34 anni sono state le più colpite (8,8 per 10.000), seguite dalle donne adulte di 35-49 anni (7,2 per 10.000).

Data la grande diffusione di questo fenomeno, è fondamentale che l’operatore, attraverso una comunicazione proficua, adotti una serie di strategie che in maniera trasversale portino a riconoscere tempestivamente la presenza di VDG per attivare servizi adeguati.

Perché spesso è difficile identificare la violenza di genere? 

Le cause sono molteplici e occorre analizzare il punto di vista delle donne e il punto di vista dei centri di assistenza:

Non di rado le donne non cercano aiuto perché:

  • Decidono di affrontare il problema da sole o si confidano con una persona a loro vicina;
  • Credono che nessuno possa aiutarle;
  • Ritengono che l’evento di violenza non sia grave al tal punto da dover coinvolgere i servizi di competenza;
  • Hanno vergogna, imbarazzo, timore di una possibile ripercussione sui figli o sulla famiglia. Hanno paura di non essere credute e dell’isolamento;
  • Non sanno dell’esistenza di servizi d’assistenza o questi non sono effettivamente presenti.

In un sistema patriarcale come quello che viviamo, numerosi tabù hanno messo radici promuovendo lo sviluppo di una mentalità intrisa di stereotipi verso il genere femminile, influenzando enormemente, quindi, la possibilità da parte delle donne di identificare la violenza e denunciare.

E’ dunque di fondamentale importanza costruire rete e centri con all’interno professionisti specializzati in questo ambito. Possibili mancanze di competenze e conoscenze per trattare la VDG possono portare ad effettuare una diagnosi errata e quindi a fornire cure inappropriate. I professionisti sanitari devono essere quindi formati per gestire adeguatamente le situazioni di abuso: come porre le domande, come formulare le risposte e come rinviare le pazienti a consulto presso un servizio specialistico per la VDG anche quando non ci si occupa di questo. Poiché molte donne vittime di VDG non conoscono i servizi di supporto presenti nelle varie comunità, è necessario che gli operatori sanitari e gli operatori anti-VDG lavorino assieme nel percorso assistenziale per colmare questo vuoto informativo.

Il ruolo dell’operatore nel facilitare la denuncia di VDG. 

Anche se chi subisce VDG, rispetto al resto della popolazione, tende a usare maggiormente i servizi sanitari, molto spesso non denuncia spontaneamente l’accaduto. Quando un professionista sanitario pone domande rispettose e mirate in presenza di sintomi riconducibili alla VDG, aumenta la possibilità di denuncia da parte di chi vive la VDG. Per questo facilitare una comunicazione positiva in caso di VDG costituisce un punto di partenza importante. L’ambiente, la modalità di accoglienza, la comunicazione verbale e non verbale, la possibilità di avere una rete multidisciplinare ampia, sono tutti strumenti clinici basilari per una facilitazione alla denuncia. Domande poste in maniera professionale e rassicurante sono utili per rompere la sensazione d’isolamento, colpa e vergogna che prova chi vive situazioni di violenza, e aprono opportunità d’aiuto alla donna.

Il personale ostetrico e ginecologico nel mondo si trova in prima linea nell’affrontare le richieste di aiuto delle donne maltrattate e abusate giocando un ruolo fondamentale nella prevenzione degli abusi, intercettando situazioni di maltrattamenti o violenze. Ruolo di particolare importanza è quello ricoperto da coloro che lavorano nei consultori o presso il domicilio delle gravide e delle puerpere. L’impegno delle ostetriche, delle ginecologhe e delle educatrici sessuali è anche quello di valorizzare, sostenere l’autodeterminazione delle donne, la loro consapevolezza, la loro dignità, quali valori fondamentali per rafforzare la decisione di denunciare i soprusi subiti in famiglia o dai loro partner.

I professionisti del benessere, della salute ginecologica e sessuale, sia ospedalieri sia territoriali, si trovano anche ad accogliere ed assistere donne che hanno subito violenza, di ogni età, adulte e bambine. In particolare, tali operatori entrano in relazione anche con le donne straniere, popolazione femminile ancora più fragile, in cui la presa in carico del problema, attraverso un lavoro d’equipe, è più delicata e complessa.

Ad oggi, nonostante si siano fatti evidenti passi in avanti, c’è ancora molto da fare a partire dalla comunicazione e dalla diffusione della presenza dei centri di supporto per la VDG, fino al garantire un’organizzazione adeguata ai sanitari, attraverso fondi, misure di supporto, rete multidisciplinare, regolamentazione dettagliata degli interventi, così da elevare i livelli standard di assistenza al massimo possibile.

Giulia Dari, ostetrica.

Bibliografia

  1. Comitato per l’eliminazione della discriminazione contro le donne, raccomandazione generale numero 19, violenza contro le donne (1992)
  2. https://www.salute.gov.it/portale/donna/dettaglioContenutiDonna
  3. Manuale formativo sulla violenza di genere per operatori sanitari.
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