L’interruzione volontaria di gravidanza (ivg) oggi,  in Italia  - DONNEXSTRADA
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L’interruzione volontaria di gravidanza (ivg) oggi,  in Italia 

In Italia ogni donna può richiedere l’interruzione volontaria di gravidanza entro i primi 90 giorni di gestazione (cioè 90 giorni a partire dall’ultima mestruazione avvenuta) per motivi di salute, economici, sociali o personali.

Questo intervento è regolamentato dalla Legge 194 del 1978 e prevede che il personale dedicato (medico, assistente sociale e/o psicologo) effettui un colloquio con colei che ne fa richiesta nel quale siano valutati le motivazioni e le possibili soluzioni dei problemi  che impediscono il portare avanti la gravidanza.

Al termine del colloquio, nel pieno rispetto della volontà della donna che ne fa domanda, viene rilasciata una certificazione con la quale si può accedere ai Servizi sanitari riconosciuti dalla legge per  effettuare l’interruzione di gravidanza dopo un tempo di riflessione di sette giorni.

Cosa sapere

1) Ogni medico può, anche al di fuori delle strutture consultoriali preposte, redigere questa certificazione (medico di base, medico di pronto soccorso, altro specialista che non sia un ginecologo).

2) l’attesa di sette giorni non è obbligatoria, qualora il medico certifichi una condizione di urgenza, che sia per motivi temporali (scadenza dei 90 giorni) o per altri motivi per i quali si rende necessario un intervento urgente.

3) Nel caso in cui la donna sia minorenne e non voglia/possa recarsi dal medico accompagnata dai genitori (è necessario il consenso di entrambi gli esercenti la patria potestà), vi è la possibilità di richiedere una interruzione di gravidanza rivolgendosi al giudice tutelare, presente in ogni tribunale italiano, che può autorizzare le strutture sanitarie a procedere all’IVG senza il consenso dei genitori.

4) Nel caso in cui la donna sia sprovvista di documenti e non possa accedere alle cure del sistema sanitario nazionale, vi è la possibilità di una tessera provvisoria (STP) che viene fornita alle richiedenti in tempo breve per permettere di accedere alle cure necessarie gratuitamente e senza temere di essere segnalate per l’assenza di un documento valido di soggiorno  in Italia.

Aborto farmacologico e aborto chirurgico 

Ad oggi esistono due tecniche per eseguire una interruzione volontaria di gravidanza

  1. Metodo farmacologico

E’ una procedura medica, distinta in più fasi, che si basa sull’assunzione di due farmaci diversi, il mifepristone (meglio conosciuto col nome di RU486), un ormone steorideo anti-progestinico, e una prostaglandina, solitamente il misoprostolo, a distanza di 48 ore.

Il mifepristone inibisce lo sviluppo dell’embrione; l’assunzione del secondo farmaco ne determina l’espulsione con un flusso simile ad una mestruazione, un po’ più abbondante.

I due farmaci sono somministrati come compresse per bocca, con un limite massimo temporale di 63 giorni pari a 9 settimane compiute di età gestazionale e solo presso strutture ambulatoriali pubbliche adeguatamente attrezzate e  autorizzate dalla Regione, (consultori oppure day hospital). Il regime di ricovero non è necessario (circolare del Ministero della Salute agosto 2020).

  1. Interruzione volontaria di gravidanza attraverso il metodo chirurgico

L’intervento può essere effettuato, in anestesia generale o locale, presso le strutture pubbliche del Servizio sanitario nazionale e le strutture private convenzionate e autorizzate dalle Regioni. Il ricovero è in regime di day hospital, e la procedura richiederà delle valutazioni pre-operatorie, come per qualsiasi intervento (esami del sangue, elettrocardiogramma, visita con un anestesista).

Ricapitolando

Quindi, se si ha un ritardo del ciclo mestruale e si hanno avuti rapporti a rischio, il primo passo è eseguire un test di gravidanza su urine in farmacia.

I rapporti a rischio sono tutti quei rapporti, completi o meno, senza l’utilizzo di un contraccettivo (pillola, condom, spirale, impianto sottocutaneo) non far passare del tempo, fai un test di gravidanza tramite prelievo (o tramite test delle urine in farmacia) che stabilisca la positività. Non serve la prescrizione del medico curante e non serve essere a digiuno, basta andare in qualsiasi centro prelievi e con una spesa variabile dai 15 ai 25 euro. Si può avere la risposta entro 12-24 ore.

Con il referto, un documento di identità e  la tessera sanitaria ci si può rivolgere al consultorio famigliare più vicino (anche non di residenza) ricondandosi  che la privacy è sempre garantita.

Se si è entro i tempi previsti dalla legge e la persona ne fa richiesta, verrà compilato il certificato di richiesta di IVG e la donna potrà rivolgersi a qualsiasi struttura ospedaliera in cui è possibile interrompere una gravidanza, con un metodo farmacologico o chirurgico, a seconda dell’epoca di gravidanza, della storia clinica e della scelta della paziente.

 

Per finire, qualche numero interessante:

  • Nel 2020 in Italia sono stati eseguite 66413 ivg
  • 5,4 donne ogni 1000 hanno richiesto una ivg
  • Eta’ del campione: dai 15 ai 49 anni
  • Rispetto al 1983 abbiamo registrato una riduzione del 71%
  • Siamo uno dei Paesi ha uno dei tassi di abortività inferiori nel mondo.

 

Dott.ssa Giorgia D’Andrea, medico specialista in ginecologia; Roma

In collaborazione con Giampiero Esposito, medico giconologo; Milano

 

Fonti dell’articolo : Ministero della Salute, 7 febbraio 2023

Istituto Superiore di Sanità 16 giugno 2022

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