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Siamo tutti vittime di body shaming?

In questi ultimi anni stiamo assistendo ad un fenomeno di forte impatto a livello emotivo, si tratta del cosiddetto body shaming.

Faccio scorrere il dito sui principali social network e quello che mi colpisce è l’elevata frequenza delle notizie relative a personaggi famosi – e non – vittime di pesanti aggressioni verbali sul proprio aspetto fisico.

Secondo un sondaggio YouGov (Omnibus) il 67% degli italiani è vittima di body shaming, ovvero l’atto di deridere o discriminare una persona per il suo aspetto fisico, esprimendo giudizi negativi e/o rendendola oggetto di commenti sprezzanti. La ricerca dell’ideale di bellezza è molto sentita, infatti il 43% degli italiani si sente condizionato o sotto pressione a causa degli standard di bellezza della società. Infatti l’immagine corporea, ovvero l’immagine mentale personale della forma, della dimensione, della taglia del corpo e dei sentimenti che proviamo rispetto a queste caratteristiche e alle singole parti fisiche, è influenzata anche dagli stereotipi sociali, che spesso impongono canoni di bellezza irraggiungibili; se non si corrisponde a tali stereotipi, spesso si viene attaccati o derisi.

Nella maggior parte dei casi l’esperienza di body shaming è vissuta già durante l’infanzia e l’adolescenza (58%). Le ragazze e i ragazzi adolescenti hanno bisogno di definire sé stessi attraverso il confronto con i pari e attraverso modelli di rifermento; se ciò avviene in modo negativo, se sentono di non essere desiderabili, possono insorgere problemi nell’accettazione di sé e del proprio corpo. Inoltre la convinzione cronica di non riuscire a diventare ciò che la società ritrae come ideale, può suscitare profondi sentimenti di vergogna, bassa autostima e favorire il presentarsi di disturbi del comportamento alimentare.

Frasi sul peso come “Che magr*, sembri anoressic*!”, “Quei pantaloni ti segnano un po’ troppo!”, “Non hai un muscolo, hai un fisico da Barbapapà!”, possono far cadere nella sofferenza chi li riceve. Quello che è divertente per noi, potrebbe non esserlo per l’Altro. E poi ancora frasi come “Ti vedo in forma, stai benissimo, sei dimagrit*?” possono essere dannose per chi ci sta intorno, nonostante sembrino semplicemente dei complimenti. In questo modo è come se si stesse giudicando il corpo, svalutando il sovrappeso e normalizzando la diet culture, da cui siamo continuamente, incessantemente, bombardati.

Per contrastare il fenomeno occorre intervenire su più fronti, educando i media e la società ad avere una comunicazione che tenga conto dell’aspetto emotivo-relazionale e del rispetto delle diversità.

In conclusione, per me la bellezza è come la guardi, come la scrivi, come l’ascolti, come la esprimi. La bellezza è come la pensi e come la vivi sotto la tua pelle. Non ci sono regole, non ci sono ideali, ognuno deve potersi sentire liber*.

Ilenia Agosto

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Bibliografia

Slade, P. D. (1988). Body Image in Anorexia Nervosa, British. Journal of Psychiatry

Slade, P. D. (1994). What is Body Image?. Behaviour Research and Therapy

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