Stupro di guerra, un crimine contro l'umanità. - DONNEXSTRADA
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Stupro di guerra, un crimine contro l’umanità.

Finalmente nel 2008 il Consiglio di Sicurezza dell’Onu ha sanzionato ufficialmente la violenza sessuale contro i civili nei conflitti armati, dichiarando pure lo stupro un crimine contro l’umanità. 

Ma cosa intendiamo per stupri di guerra?

Per stupri di guerra si intendono gli stupri commessi da soldati, combattenti o civili durante un conflitto armato, una guerra o un’occupazione militare. Pur non avendo una definizione universale di stupro di guerra, troviamo all’interno della Relazione dello Statuto di Roma la definizione di stupro: 

“L’autore invade il corpo di una persona con condotta risultante nella penetrazione, anche di ridotta entità, di ogni parte del corpo della vittima o dell’autore con un organo sessuale, o dell’apertura anale o genitale della vittima con ogni oggetto o ogni altra parte del corpo.” “L’invasione è eseguita con la forza, o con la minaccia della forza o della coercizione, come quella causata dalla paura della violenza, della costrizione, della prigionia, dell’oppressione psicologica o dell’abuso di potere, contro le persone stesse o altre, o prendendo vantaggio di un ambiente coercitivo o contro persone incapaci di dare un genuino consenso.”[43]

Gli stupri di guerra sono quindi situazioni estreme che, così come i femminicidi, ci dimostrano per l’ennesima volta come all’interno della società patriarcale la donna venga vista come un mero oggetto di proprietà. Le donne vengono colpite non percepite come pericolose o potenti ma per ciò che rappresentano a livello sociale: potenziali generatrici di soldati, ma soprattutto la potenza e supremazia dell’uomo a cui appartengono, violentando una donna davanti al marito si esercita una schiacciante forma di potere. 

Nel corso della storia abbiamo trovato diversi modi di utilizzo dello stupro di guerra: il primo con il fine di esercitare un’umiliazione verso il nemico, il secondo come parte di una pulizia etnica. 

Lo stupro di guerra per umiliare il nemico, prendendo le “loro” donne e facendole diventare “proprie” schiave sessuali lo possiamo trovare durante la prima guerra mondiale, dal famoso “Stupro del Belgio” 1914, lo stupro diviene uno strumento usato in modo costante con il fine di umiliare. Infatti, nel 1919, Italia troviamo un’inchiesta con più di 700 denunce riguardanti gli stupri durante la famosa Disfatta di Caporetto (1917).  

Il secondo caso lo troviamo invece negli anni Novanta con le guerre della ex Jugoslavia dove per la prima volta sentiamo parlare di “stupro etnico” come parte della pulizia etnica. Questi stupri vennero perpetuati in modo sistematico per favorire gravidanze e diffondere la propria etnia. 

Per quanto riguarda la giurisprudenza, dal 1949 con l’art. 27 della Quarte Convenzione di Ginevra si proibì lo stupro e la prostituzione forzata in tempo di guerra nei confronti delle persone protette dalla Convenzione, cioè chi è sotto potenza occupante o chi è prigioniero di uno stato di cui non è cittadino. 

Siccome sono gli uomini a decidere quali crimini perseguire e chi accusare, i tribunali penali internazionali dopo la seconda guerra mondiale (durante i processi di Norimberga e di Tokio) non diedero il giusto peso agli stupri di guerra e li fecero restare impuniti, senza prenderli nemmeno in considerazione come aggravanti.

Troviamo un approccio diverso nei tribunali criminali internazionali ad hoc nel caso del Ruanda e della Jugoslavia dove gli stupri avvenuti durante i conflitti in questione vennero considerati per prima volta crimini contro l’umanità e crimini di guerra. La scelta di perseguire i responsabili degli stupri di guerra fu ribadita nello statuto di Roma della Corte Penale Internazionale. 

Seppur la giurisprudenza abbia finalmente condannato gli stupri di guerra non vuol dire che questi crimini non vengano più compiuti. Infatti in un report interno del New York Times di quest’anno viene denunciata una sistematica campagna di pulizia etnica in Tigray (Etiopia). Pure una fonte di Panorama riguardo al conflitto etiope rivela: “come armi da guerra sono stati usati gli stupri, dalle bambine di cinque, sei anni fino donne di 80”.

Adesso che la giurisprudenza ha definito lo stupro di guerra un crimine di guerra confidiamo che seguendo l’esempio dei tribunali internazionali ad hoc, si avvii il procedimento presso la Corte penale internazionale e si perseguano i responsabili. 

  1.   (EN) Kelly Dawn Askin, War Crimes Against Women: Prosecution in International War Crimes Tribunals, Martinus Nijhoff Publishers, 1997, pp. 26–27, ISBN 90-411-0486-0.
  2.  https://www.panorama.it/news/dal-mondo/pulizia-etnica-del-tigray-etiopia
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